Sunday 21 October 2012

Night night, sleep tight, don't let the bedbugs bite


Da piccolo avevo paura del buio.
Quando vedevo quel nero cosi' scuro, non riuscivo a non immaginare brutti mostri che mi si muovevano davanti.

Cosa fare, ben sapendo che andare nel letto dei genitori era da bambini piccoli. Tecnicamente a 3 anni ero da considerare "piccolo", ma ammetterlo sarebbe stato umiliante.
Visto che i mostri, mi si diceva, fossero frutto della mia immaginazione, io immaginavo degli eroi buoni che mi potessero difendere.

Le tende che intravedevo nell'oscurita' allora si trasformavano in Janez e Santo kan. Nel pomeriggio ne seguivo lo sceneggiato televisivo. La notte li rivedevo.
Anche il portiere dello stabile vedevo quello sceneggiato: lo nominava spesso. 
Ora, non e' che lo capissi bene quel miscuglio di dialetto veneto e italiano gutturale.
Pero' gli sentivo nominare Santo Kan, solo che anziché' santo lo chiamava dio; dio kan, diceva spesso.

Ora quelle figure si muovevano e iniziava un avventura affascinante.
Poi mi addormentavo e continuava nei miei sogni. Il giorno dopo mi svegliavo stanco, dopo tante avventure. Pero' mi alzavo, prendevo il cestino e lo scuolabus mi portava all'asilo Paz. Il mio asilo era intitolato a un disegnatore geniale, morto d'overdose. 
La mia scuola elementare, invece, a un Santo salesiano. A distanza di anni ricordo ancora le tavole colorate del Paz, mentre le tele nere con santi seriosi mi mettono ancora a disagio.

Perché' poi si cresce, e viene il momento in cui le scimitarre di Janez e Sandokan non sono più' in grado di aiutarti.
Servono molta più' arte, scienza, tecnica e silenzio.
Pero' affronto tutto tranquillo, perché' penso che ho avuto chi mi ha protetto quand'ero piccolo.
E a volte, quando dormo solo come ora, prendo possesso del letto grande e a livello inconscio sogno ancora di pirati malesi, che combattono nel sole, per la perla di Labuan.
Poi la mattina trovo le coperte appallottolate con cui ho combattuto e mi avvio al lavoro convinto di essere una Tigre di Mompracen. Chi ci ammazza?

Altri post con tematica simile: 1, 2.

La tigre e' un dipinto di Ligabue (Antonio non Luciano).

Sunday 14 October 2012

Chiedi chi erano i Leningrad Cowboy

Mi si chiede cosa ne pensi del premio Nobel per la Pace datto all'Unione Europea.

Qualche sera fa ero ad un falo' e si parlava del piu' e del meno.
Si parlava di canzoni meteore degli anni 80. Mi venne in mente "99 Luftballons".
La Cinese del gruppo mi guardo' stupita.
Raccontai di questa canzone tedesca che raccontava una storia strana
Raccontava di 99 palloncini rossi che si libravano in volo e prendevano una strana forma nel cielo, che veniva scambiata dai militari come una minaccia.
99 jet militari si levavano e non capendo cosa si trovassero davanti e sentendosi provocati, spararono per primi.
Allora 99 ministri della guerra, ordinavano l'attacco...

L'ultima strofa della canzone recitava: 
"99 anni di guerra
Non lascia posto per i vincitori
Non ci sono più ministri, né jet.
Oggi mi faccio i fatti miei
Vedo il mondo in giacere rovina
Ho trovato un palloncino
Penso a te e lo lascio volar via
."

Quando finii di raccontare si fece silenzio.
La ragazza mi guardo' stranita come il bambino della canzone di Guccini e disse: "mi piaccion le fiabe, raccontane altre".
Non aveva idea di cosa stessi parlando.
Pur avendo la stessa eta' non aveva idea di cosa fosse stata la guerra fredda.
Pensava avessi parlato di un evento antico di dopo la guerra.
La canzone era dell'84: solo 28 anni fa.

Cosa penso dell'Unione Europea?
Penso che mentre oggi sembrare normale andare in giro con una carta d'identita' per l'Europa e i populitsti hanno buon gioco a rappresentare l'Europa come un maestro stupido e pedante mettendo in risalto il tempo speso dal parlamento per regolamentare la lunghezza delle zucchine, o a trasportare documenti per le sessioni del parlamento europeo tra Bruxelles e Strasburgo. 
Si, e' vero, purtroppo l'Europa e' anche questo, ma e' anche un idea per cui s'e' deciso di investire sorpassando gli interessi nazionali, provando a parlare con voce unica, per esprimere nuove idee, per dare alternative  a chi non vuole seguire solo l'idea americana o quella cinese.
Un luogo dove si po' provare a immaginare un altrol futuro per il pianeta.

Certo, e' ancora un cammino lungo rallentato ostacoli e interessi contrari.
Pero' pensoi che solo 68 anni fa gli stati europei si scannavano l'un l'altro.
Oggi si pensa di dare piu' poteri al parlamento europeo (a parita' considerate che
il Galles ha perso la sua indipendenza nel 1282, e' ancora ci sono movimenti indipendentisti).

L'Europa e' un gran posto.
Chi ha vissuto la guerra fredda sa cosa significa vivere fra due blocchi, senza poter esprimere una voce differente da chi spinge a investire in nuovi armamenti anche a rischio di affamare il popolo.
Ci vuole una terza via.
Oltre a chi balla "Go West" con le "vai verso occidente, la terra promessa" ma cantata sulle note dell'inni Sovietico.
Oltre i Cowboy Leningrad
Oppure un pezzo dei Leningrad Cowboy, che erano dell'Occidente.
Finlandesi:  me li fece conoscere la mia Finnica Ex.
Il gruppo del regista Aki Kaurismäki metteva in scena (e in burla) tutta la retorica dell' regime d'oltrecortina.
La mia ex mi fece anche vedere tutti i film di Aki Kaurismäki in Suomi (lingua finlandese).
In lingua originale, coi sottotitoli in tedesco.
Tutto questo non sarebbe mai accaduto, se non ci fosse stato Europa unita. Visto che culo?

Altri post che parlano d'Europa 1, 2, 3.

Sunday 7 October 2012

Contro il taglio di fondi al programma Erasmus

Nel 1999 ho passato 6 mesi a Cordoba, in Spagna, per un Progetto Erasmus.

Quando, al secondo anno di univerista', feci la richiesta per una borsa Erasmus, non sapevo bene cosa aspettarmi da questa esperienza.
Quando si han venti anni, le cose vanno troppo velocemente e mi ritrovai sulla scaletta di un aereo con, forse, piu' motivi per restare in Italia che per partire.

Per fortuna partii. Fu un esperienza incredibile.
L'Erasmus rende rincoglioniti, ma in un modo bellissimo.
Avete presente i bambini piccoli, che quando vedono un altro bambino sorridono e iniziano a giocare senza coscienza alcuna di quelle differenze di classe, lingua, idee, che verrano dopo?
Qualche giorno fa una collega mi raccontava di un bassotto che aveva raggiunto sua figlia  che camminava carponi e l'aveva leccata in faccia.
La bimba aveva osservato il bassotto un po' stupita, poi aveva dato una leccata al cane.
Con cio' non e' mia intenzione istigare al leccaggio di canidi, ma evidenziare che spesso, tutto cio' di cui abbiamo paura o che ingenera ansia, ci e' trasmesso da coloro che ci stanno vicini, o ci vogliono condizionare in maniera piu' o meno conscia.

L'Erasmus serviva proprio a questo: partire con dei preconcetti, sospenderli, sfidarli, scoprendo spesso che erano falsi.
Organizzare una festa Erasmus significa invitare un numero sconosciuto di persone in casa tua e di molte nazionalita'. Non ho mai sentito di nessun problema, se non qualche macchia di vino su qualche divano.
Comunicare con gente di tutta Europa in una lingua che non e' la tua, ne' la loro, puo' aumentare la possibilita' di creare incomprensioni. Le lingue non sono mai state delle barriere insormontabili.

Non posso dire che l'Erasmus sia servito per istruirmi: le lezioni universitarie erano molto diverse da quelle italiane.
Pero' l'Erasmus mi ha insegnato tanto.
Viaggiare in posti nuovi, apprendere una lingua nuova, dovrebbe fare confondere.
Invece l'Erasmus mi e' servito ad acquisire concentrazione e ha contruibuito a farmi capire chi sono.
Quando ho finito l'Erasmus sapevo cosa volevo fare: laurearmi e fare un dottorato all'estero.
Non avessi fatto quest'esperienza avrei cercato un posto vicino casa.
Oggi avrei una laurea in biologia con prospettive lavorative molto piu' limitate.

L'Erasmus mi ha insegnato a vedere in ogni persona straniera come una possibilita': un bagaglio di esperienze e di avventure. Piu' tardi scoprii che tra le persone piu' intellettualmente stimolanti v'erano el persone dell'Est Europa.
Mi hanno fatto scoprire tanti autori (Dovlatov in primis). 
Non avessi avuto l'Erasmus, forse non avrei mai pensato che una cultura tanto geograficamente e storicamente lontana mi avrebbe potuto insegnare tanto.

Credo che l'Erasmus mi abbia fatto conosciere l'Europa e mi abbia fatto anche scoprire che noi Europei non siamo affatto male.
Da li ho poi' vissuto 4 anni e mezzo in Germania, 2 in Svizzera e 3 nel Regno Unito.
L'Erasmus mi ha trasformato da viaggiatore che attraversa l'Europa in cittadino Europeo.

Il momento piu' triste fu quando lessi su un giornale che la Salvini (Lega Nord) aveva proposto a Milano i vagoni separati per stranieri.
Mi sentii molto triste per il mio paese. Mi sentii Europeo, non Italiano.

Oggi e' un momento importante per l'Europa e si parla molto se l'UE debba essere solo un sistema commerciale (come vogliono gli inglesi) o una federazione di paesi che si riconoscono in un unica politica di sviluppo.
Purtoppo, perdere il progetto Erasmus, mentre miliardi* vengono dirottati sugli aiuti finanziari alle banche significa dare un messaggio scoraggiante: non mi riconosco in Europa basata solo sulla finanza. I veri valori sono quelli che L'Erasmus mi ha insegnato.
L'Europa e' il paese delle differenze che arricchiscono, delle condivisioni che valorizzano, il posto dove si crede in obiettivi comuni.

Ps- e non e' vero che tutte le Scandinave sono facili.


* Che poi i soldi non sono tanto quelli delle borse (quelli non bastavano nemmeno a coprire l'affitto). L'Erasmus rende possibile avere il quadro legislativo che ti permetteva di convalidare materie sostenuto in universita' straniere. Una cosa burocraticamente impossible, al di fuori dello schema Erasmus.

Altri post che parlano dell'Erasmus: 1, 2, 3.

Sunday 30 September 2012

Economics for Dummies (una base teorica per combattere il populismo).

Ci sono alcune cose su cui e' facile essere tutti d'accordo: nessuno puo' restare indifferente al walking bass che si sente in "Superstition".
"Non ci sono piu' le veline di una volta e' un asserzione condivisibile". 
Il film Giapponese "Porco Rosso" e' indubbiamente una bellissima opera di Miyazaky.
Un grande consenso, pero' non rende un asserzione piu' vero.

In questi giorni sento dire a Berlusconi degli sproloqui per cavalcare demagogigamente il malcontento per una situazione che ha enormemente contribuito a creare.
Se il PP europeo fosse un partito serio dovrebbe espellere PdL dalle sue fila e invitarlo a migrare fra gli Euroscettici.
Il populismo tende a sempificare. Per trovare le soluzioni, invece, bisogna comprendere le variabili che influenzano il sistema.
Volendo capirne un po' di piu', sono andato a studiare un po' di teorie economiche dal vecchio libro di economia del Liceo ed ho acoltato un po' di programmi a tema.

Le due teorie principali sono quelle di stampo Keynesiano (Scuola di Cambridge) e quella della scuola di Chicago.

La teoria di Chicago ipotizza che il mercato si regoli da solo.
Esempio: non ti puoi permettere una casa?
Vai in affitto. Se tutti fanno come te, la domanda diminuira e i prezzi scenderanno.
Allora ti potrai permettere di acquistare la casa.

La teoria Keynesiana, invece prevede che lo stato debba influenzare il mercato.
Prendendo di nuovo l'esempio della casa. Lo stato potrebbe tagliare il costo del denaro per le banche, favorendo i prestiti e permettendo l'acquisto della casa anche da parte di chi normalmente non se lo potrebbe permettere.
Keynes arrivava addirittura a postulare che per i periodi di crisi si fossero i momenti ottimali per investire in grandi opere.
Faccio un esempio, gli acquedotti italiani sono antichi e causano perdite per per 2.6 miliardi di all'anno. Rifare i tubi permetterebbe di innestare liquidi nel sistema (in ogni senso): dare impiego a persone che hanno perso il lavoro per la crisi e impiegarle nell'operazione permetterebbe di immettere denaro nel sistema economico.
Le famiglie potrebbero sopravviere alla crisi e, facendo acquisti, aiutare l'economia a ripartire.

Ovviamente tutti i sistemi hanno dei problemi.
Un sistema Keynesiano che elargisce soldi, sensa un sistema che li controlli da vicino, si potrebbe paragonare ai soldi che l'Europa eroga a fondo perduto alle aree sottosviluppate del continente.
A causa dei mancati controlli e della scarsa competenza politica, spesso questi soldi, anziche' creare sviluppo e immettere risorse nell'economia che si vuol fare sviluppare finiscono in conti cifrati in Svizzera.

Una societa' che segua la sola scuola di Chicago, limitandosi a domanda e offerta ed essendo orientato al profitto, farebbe mancare i servizi (anche quelli piu' basilari), a chi non se li puo' permettere.
Alla lunga questo creerebbe una societa' altamente divisa tra ricchi, sani, belli e istruiti (che facilmente conquistano posti di responsabilita e potere) e poveri che, per quanto bravi non potranno accedere a servizi quali l'istruzione.
Nell'universita' dove lavoro hanno aumentato la retta universitaria a 9.000 sterline all'anno (a cui aggiungere affitto e altre spese).
Le statistiche hanno evidenziato un calo degli iscritti, sopratutto da quelle famiglie meno abbienti che non vogliono farsi carico di un debito cosi' alto, per l'istruzione.

Io non so quale sia la ricetta alla crisi. Credo che non esista una sola soluzione a una crisi con cosi' tante sfaccettature. 
Pero' so che chi cavalca la crisi per tornaconto personale, chi diffonde notizie false e non basa ragionamenti su fatti concreti e' parte del problema.
 
La prossima volta che sentirete gridare soluzioni alla crisi come slogan da stadio: "no Euro".
"Stampiamo moneta per pagare il debito" (senza capire che questo farebbe lievitare i prezzi delle materie prime che l'Italia compra dagli altri paesi), "buttiamo la Germania e chi vuole il rispetto delle regole fuori dall'Europa".
Fermatelo e guardandolo negli occhi chiedetegli: ma tu di che segno sei? Keynesiano o Chicago Boys?

Post con simile tematica: 1, 2.

Sunday 23 September 2012

Vita, Liberta' e ricerca della felicita'.

...e' passato un po' di tempo senza scrivere.
Non era mai successo, dal 2006, quand'e' nato questo blog ma avevo bisogno di staccare un po'. Ora sono tornato.

Verso fine Luglio si paventava il serio rischio di dovere andare a lavorare in America.
Poi, un giorno, mentre ero gia' li' a programmare il trasloco, hanno approvato un nuovo progetto con un nuovo ruolo per me, nuove responsabilita', ancora in Galles.
Dopo tutto questo stress ho voluto staccare un attimo.
Ho pensato che se fossi andato via ora non avrei visto molte cose e mi sarei precluso molte esperienze e allora m'e' venuta piu' voglia di andare in giro a visitare le cose belle di questo paese.
Nei prossimi post vi raccontero' alcune cose.
Ma oggi volevo raccontarvi come ci son rimasto male nello scoprire, al ritorno da uno di questi viaggi, che era morto Armstrong quello che era andato sulla luna e guardando la terra aveva esclamato "what a wonderful world" =).

Nei profili psicologici degli astronauti, specie quelli che sono adibiti a missioni chiave, si prediligono i profili freddi; evitando poeti e animi artistici.
Servono persone che sanno concentrarsi sul compito senza distrasi (Armstrong dimostro' molto sangue freddo quando passo' ai comandi manuali per fare atterrare il LEM Eagle).
Eppure, nonostante quel profilo qull'uomo riusci a partorire questo pensiero: "“Mi ha improvvisamente colpito che quel minuscolo pianetino grazioso e blu fosse la Terra. Ho sollevato il pollice, ho strizzato l’occhio e il mio pollice ha cancellato l’immagine della Terra. Però non mi sono sentito un gigante. Mi sono sentito molto piccolo”.
Una sensazione difficile da immaginare, ma lasciatemi raccontarvi un altra cosa.

Avrete sentito che qualche settimana fa la missione Voyager ha compiuto 35 anni (del 77 vennero prodotte cose di ottima fattura:  le sonde Voyager, me e certi Brunelli di Montalcino).
Quando la sonda stava per lasciare il sistema solare, nel 1990, mentre sulla terra scompariva la DDR e s'archiviava quell'eta' storica, la sonda venne girata per l'ultima volta a scattare una foto verso il sistema solare.
La foto che ne risulto' e' stata chiamata Blue Pale Dot: pallido puntino blu.
La foto potra' non sembrarvi particolarmente bella, ma guardate meglio quel puntino.
Quel Pixel luminoso, sulla striatura gialla. Quel pois siamo noi, la nostra terra, quella coi panni stesi fuori e' casa mia.
Pensandoci, vi sentite forse dei giganti?

Quella foto mi fa pensare quanto sia improbabile l'ipotesi di un disegno intelligente per ognuno di noi (anche se sarebbe bello che ci fosse un disegno intelligente ovvero un mandante delle cazzate che compio ogni giorno). 
Penso che in tutto questo ci sia molto di casuale. E penso che niente e' deciso in partenza.
Nessuno parte favorito, ognuno vive la vita come viene o come meglio puo' ma senza aspettare qualcosa in cielo. Su questa terra.
E' nostro diritto e dovere rendere la nostra vita spettacolare ricercando la felicita'*.

* si lo so che Life, liberty and pursuit of happiness sono alla base di un famoso documento di autodeterminazone degli USA, ma io preferirei ricercarli in Europa, se possibile (secondo posto Asia, terzo posto Brasile; Copacabana).

Saturday 15 September 2012

Thursday 19 July 2012

Let's dance to Joy Division...

Nel 1977 moriva Elvis e nascevamo io e il punk (ma le 3 cose, che io sappia, non sono correlate).    
Io e il movimento punk ci proponevamo di fare tabula rasa di tutto cio’ che c’era stato prima del nostro avvento. 
I punk erano nichilisti, io mi divertivo a distruggere le cose che mi mettevano intorno, masticavo giocattoli, distruggevo deprecabili soprmibili e cosi via.  
Qualche anno dopo mi insegnarono a usare il giradischi.  
Il giradischi per un bambino e' un oggetto affascinante. Se avete meno di 30 anni non sapete cosa significhi prendere il disco in Gommalacca o vinile, depositarlo al centro del piatto alineando il pippiolino, passarvi sopra un panno di velluto mentre il disco gira, portare la testina, al punto esatto e farla scendere delicatamente tra le tracce.  
Sembra preistoria ma fino agli anni 90 si faceva cosi'.  
Da piccolo mi perdevo a guardare i dischi. 
Mi piacevano le copertine dei dischi che, essendo allorapiccolino, mi sembravano enormi.  
Ricordo ancora alcune di esse: i capelli arruffati di Bob Dylan, i capelli arruffati di Rino Gaetano, i capelli arruffati di Frank Zappa. 
Ma copertina che preferivo rappresentava delle line nervosa tracciate su uno sfondo nero: "Unknown pleasure" dei Joy division. 
Ora io so che quel tracciato rappresenta il tracciato di una stella morente e so che il grafico ha perfettamente senso perche’ il momento in cui una stella raggiunge la massima luminosita’ coincide con la sua esplosione, che era l'esatta metafora della parabola di Ian Curtis, il cantante dei Joy Division che si sarebbe suicidato nel 1979. 
Oggi so anche che i Joy division prendono il nome da Casa di bambola. In quell testo quell nome si riferiva alla baracca dove venivano mandate le prigioniere ebree costrette a prostituirsi con un cinico riferimento alla gioia in mezz alla piu’ desolante disperazione.  
So anche che i Joy division hanno continuato come “New Order” che hanno raggiunto il successo, ma a me quelle musicchicchie cacchie hanno sempre fatto venire in mente la frase di Guccini: “qualcuno è andato per formarsi, chi per seguire la ragione, chi perchè stanco di giocare, bere il vino, sputtanarsi ed è una morte un po' peggiore”.  
Ma tutto questo lo seppi dopo.  
Io allora non lo sapevo. Sapevo solo che mi piaceva quel disco nero, e mi piaceva quel tizio che cantava con una voce tutta storta. 
Pensavo che quel tizio si impegnasse proprio tanto per seguire la melodia della canzone, ma che proprio non ci riusciva e ne veniva fuori una voce senza modulazione.  
Io, non sapevo chi la cantasse o cosa dicesse, sapevo solo che tentava a fare una cosa e non ci riusciva...e che la musica mi metteva allegria e tristezza al tempo istesso.
Allegria. Tristezza. Joy Division.  
Qualche settimana fa la Disney, accettando un disegno proposto da un disegnatore, senza capire cosa rappresentasse. 
Ha messo in vendita una maglietta di Mickey Mouse ispirata ai Joy Division (anche se da li’ a poco il negozio avrebbe ritirato la maglietta).  
Vederla m'ha scucito un sorriso. Allegria Topolino e Depressione Curtis insieme. M'ha ricordato questa canzone dei Wombat che diceva:  
“Balliamo sui Joy Division, celebriamo l’ironia, tutto va male ma siamo cosi’ felici 
Balliamo sui Joy Division, innalziamo i calici, perche' tutto puo' andare a finire male, ma siamo cosi' felici.”
Quindi ho pensato che, tutto sommato, fosse un ottima  filosofia di vita, ed ho iniziato a guardare il mio futuro con un senso di giocondo ma rassicurante pessimismo.