Saturday 29 August 2009

Lavorare stanca, lavorare scanta.

Sono arrivato da 5 minuti nel mio nuovo posto di lavoro e mi hanno gia’ dato un pass ed una scrivania. Mi guardo intorno quando ecco arrivare un omino.
Mi dice: “faccio il
Voodoo” (o qualcosa del genere).
Dico di non avere con me una bambolina con le fattezze dei miei nemici naturali.

SI spiega meglio: mi dice che fa il
VDU Visual Display Unit assessment e mi presenta una poltrona con le ruote e un sacco di manopole.
Mi dice di stare seduto composto con la schiena dritta (ma chi lo manda, mia madre?), mi insegna a regolare la sedia con le sue otto funzioni e ad aggiustare il monitor dei computer che mi hanno dato.

Mentre se ne va io continuo a giocare con la pompa che, nella sedia gonfia il cuscino.


Ore dopo mi hanno dato un sacco di cose da leggere, molti sono documenti riservati.
Mi piace l’idea che abbia accesso a documenti riservati.
Dietro la scrivania ho una di quelle macchinette che distruggono i fogli. In realta’ io non ho nessun dato sensible, ma mi sono sempre piaciute quelle macchinette (anche se meno dei temperamatite automatici).
Allora ogni 5 minuti vado e distruggo un qualche foglio, per il piacere di farlo.
Mentre lo faccio assumo un area molto compita e riservata, smettessi di canticchiare motivetti di film di spionaggio, aggiustandomi la giacca,  credo di potere essere anche credibile.
Qua parlano tutti un po’ segretamente e per sigle.

Per esempio mi sono ritrovato in calendario un NPD meeting.
Ora, io a Dresda i meeting del NPD me li ricordo: camicie cachi, tese rasate e slogan contro gli stranieri e ricordo una poliziotta mi diceva di evitare di passare vicino al corteo con la mia brava sciarpetta rossa.
Poi sono andato in Svizzera ed ho visto che i neo-nazi dell’ NPD aveva fatto scuola: almeno nei manifesti.
Chiedo lumi al mio capo, dice che NPD sta per “new Product Development” ovvero "sviluppo di nuovi prodotti",  poi devo andare a parlare coi ricercatori dell'universita', infine tra qualche ora devo andare a parlare in videoconferenza con l’America.
Voi le dovete dire niente? Io non ho mai parlato ad una nazione cosi' grande.

- Mi devo traferire nella casetta nuova (questa qua). Non so quando mi attiveranno la connessione internet.
Voi comportatevi bene, nel frattempo. Ok?

Friday 21 August 2009

Il matrimonio e’ il giorno piu’ bello di una vita: quella di tua madre.

Una volta, dopo una storia finita male con una ragazza volubile (e dico grandissima volubile perche’ sono un signore), non pensavo che si potessero piu’ fare piani a lungo termine con una persona.
Oggi non temo piu’ il matrimonio, inteso come unione a lungo termine per sbirillare progenie e invecchiare insieme.
Temo invece tanto il matrimonio, inteso proprio come giorno del matrimonio.

In Germania ho visto dei matrimoni molto belli: 2 postadolescenti si recavano in comune si dichiaravano rispetto sempiterno.
Poi con tutti e 13-14 gli invitati si andava in un ristorante con un ottimo vino rosso e un maiale allo spiedo a simbolo e suggello dell’amore eterno (che si sa che il maiale e’ come il rapporto di coppia: non si buttano via nemmeno le cose piu’ dure).

I mesi passati nella mia terra mi hanno fatto capire che l’aspetto conviviale li’ e’ visto in maniera diverso: il maiale va sostituito col pesce e gli invitati diventano 400 (con meno di 400 invitati il matrimonio puo’ essere dichiarato nullo dalla sacra rota). A queste feste tipiche della cultura siciliana (ma anche indiana, foto in alto, solo che gli indiani si vestono di rosso, ballano di piu’ e bevono meno) si invitano pure parenti mai visti e alcune madri si spingono ad assoldare dei figuranti per non fare brutta figura.

Ultimamente, si cerca di mettermi una certa pressione dall’alto....molto in alto.
Per esempio il fatto che San padre pio sia apparso in sogno alla mia ragazza chiedendole di convertirmi e sposarmi, m’e’ parso, invero, un colpo basso, dall’alto (dall’alto verso il basso).
La mia ragazza, inoltre, cerca da tempo di farmi capire che il tempo passa per tutti. Lo fa in maniera molto fantasiosa: per esempio, quando mi fece spegnere in fretta 31 candele accese su una torta gelato che si squagliava capii che  voleva comunicarmi che la vita umana e’ come quella torta, le candele aumentano mentre il gelato diminuisce.

Comunque, per dimostrare che il mio problema e’ piu’ con i 400 invitati (che da grevio anaffettivo non credo nemmeno di conoscere) piuttosto che con la vita di coppia, dico che sono pronto a compiere il gesto estremo:
se il matrimonio e’ avere fiducia nel partner, capacita’ di credere di potere costruire un progetto comune, convivenza nella buona e nella cattiva sorte, amore, cortesia e ampio parcheggio all’ingresso sono pronto a dimostrare la mia fiducia in cio’ che stiamo facendo.
Appena elimineremo i 2000 km che ci separano ti daro’ il pin della mia carta di credito.
Il resto, se ne parla appena finisco l’universita’.

Ps- Forse sul blog youtubedifalloppio ho postato il testo piu' bello che sia mai stato scritto: lo trovate qua.

Sunday 9 August 2009

Diciamo la verita’ sudare fa bene ma non fare niente e’ molto meglio.

Ovvero otium et negotium (ma il negotium e’ chiuso per inventario).
C’e’ davvero tanto caldo e i pericoli si nascondono in ogni anfratto, a ogni pie’ sospinto vicolo stretto, vicolo corto ma sopratutto negli hotel di lusso del parco della Vittoria.
Per esempio c’e’ il pericolo che il mio atletico
fratello mi veda a non fare niente e mi proponga di andarmi ad allenare con lui.
Io, invece ho un sacco di cose da fare: girare i pollici, pettinare le bambole, guardare le nuvole, disegnarci sopra pensieri e coltivare la mia gioiosa solitudine che e’ cosi’ preziosa che non la vorrei condividerei mai con nessuno.
E’ un lavoro duro ma qualcuno lo deve pur fare....e nessuno lo sa fare come me.


Tutto intorno c’e’ gente che corre, suda, si allena ma io so che la carriera di molti atleti raggiunge l’apice, l’acne (o era l’acme?) attorno ai 30 anni, poi declina e giu' dall’apice cresce l’adipe.
Io che di anni ne ho 31 e finora, in carriera non ho mai vinto nemmeno una velina, so quando e’ il momento di smettere di sudare e coltivare la propria vita interiore (infatti dopo i 30 anni la vita si allarga).
L’ha confermato pure un amico mio, gran seduttore di donne che, viene un momento nella vita in cui uno deve smettere con l'esercizio fisico.

Ammetto che ho sofferto per lui quando ha detto che, da ex-seduttore voleva appendere il c*zzo al chiodo.

Mentre ponderavo tutto cio’ mio fratello mi ha sgamato e con ricatti morali mi ha costretto a seguirlo.
Ai 500 metri di allentamento, nonostante la calura, reggevo bene, al km avevo il fiato grosso.
Al 2ndo km ho provato a mascherare la mia insipienza muscolare chiedendo a mio fratello di fermarci per ammirare il volo di una farfalla e le bellezze della natura.

Ai 2,5 km ho iniziato la recita da soldato ferito nella no-man’s land: “lasciami qui e salvati, almeno tu, di alla mamma che le ho voluto bene...e che non credo di arrivare a cena, a meno che non ci siano delle lasagne...” cose cosi’.

Arriviamo in qualche modo al campo di calcio e incontriamo altra gente.
Credo di apparire in affanno perche’ in parecchi mi offrono un passaggio verso casa.
Mio fratello declina a nome mio spiegando che sarebbe contro l’onore della nostra famiglia e la mia autostima.
Vorrei spiegarli di non credere di essere provvisto di un anima, e quindi di dubitare di avere anche autostima e amor proprio. Incomincio a pensare di mentire e rivelargli di essere stato adottato per potere accettare un passaggio
in macchina senza disonorare la famiglia.
Alla fine, con la lingua lunga come quella di un husky in un g
iorno di scirocco, arrivo a casa.
Mio fratello dice: “ok, ora vuoi fare prima i defaticanti o gli esercizi di respirazione?”
Mi allontano in fretta e dicendo che voglio solo andarmi a fare una doccia e  amnagiare un gelato al limone con lo stecco di liquerizia.
Vi avviso che mi sono trasferito nella terra celtica del drago rosso (dove la gente e' davvero celtica (vedi qua)...altro che padani cazzari.

Monday 27 July 2009

Io il romanticismo l'ho studiato così.


Quando mandai un messaggio alla mia (allora da poco) ragazza dicendo: "andiamo a Erice a vedere il tramonto sulle saline, quando il sole si riflette sulle mille vasche e per un attimo tutto diventa rosso".
Lei pensò che fossi un tipo romantico e si congratulò con la sua scelta.
Ammetto che si sorprese non poco quando dietro di noi posteggiò il van del mio cugino bolognese, con altri 6 suoi amici.
Quella sera si rise parecchio..ma non era abbastanza romantico secondo i di lei canoni.

Il giorno dopo promisi una visita romanticissima.
Portai lei e (il cuginame) alle catacombe dei cappuccini a Palermo.
Qui si trovavano, mummificati. i corpi di circa 8000 corpi mummificati con varie tecniche, alcune delle quali non sono ancora ben comprese.
Molti erano di nobili e prelati. Spesso persone che non erano in grado di elaborare il lutto o che volevano conservare a lungo i resti della persona amata, chiedevano che i corpi subissero questo processo di mummificazione.
Tetro quanto vuoi (anche perchè dopo secoli i corpi subiscono i segni del tempo), triste (considerato che in fondo dormire sotto terra è meglio che essere esposti-venduti a turisti non sempre rispettosi).
Però molto interessante e, come feci notare alla mia compagna, corrispondente al topos di amore e morte che connota il romanticismo.
Forse non usai le parole giuste perchè lei (di formazione scientifica) non sembrò apprezzare particolarmente (se passi 5 anni a circoscrivere cerchi in triangoli è chiaro che la capacità d'astrazione viene meno).

Quando proposi un romantico viaggio a Londra la vidi un pò preoccupata.
Andammo a visitare musei molto vivi (per esempio io ho imposto suggerito un posto romantico come il museo delle scienze dove ammirare cose come una copia del LEM, vari razzi vettori e il modulo di rientro originale dell'Apollo 10.
Lei invece mi ha portato a vedere il British Museum, con particolare attenzione alla galleria sull'Egitto con tutte le sue mummie (che io avevo già descritto qua).
Perchè lo scrivo?
Perchè io sono uno che rinfaccia abbastanza (un rinfacciolo), ma visto che ultimamente devo accumulare troppe informazioni e tendo a dimenticare le cose.
Ci tenevo a scriverlo su questa specie di diario....così la prossima volta che mi dicono che ho uno strano concetto di romanticismo potrò ricordarmi chi era che voleva vedere le mummie =)).

Ora vado che è tempo di valigie.

Thursday 16 July 2009

Nella terra dei Caerdydd.

Facendo sponda su Parigi, atterro a Cardiff.
O almeno spero: l’air-bus avrebbe fatto scalo a Glasgow e Cardiff.
Io, come sempre mi addormento sugli aerei, per cui all’arrivo mi viene il dubbio su quale fermata io sia sceso.
Puo’ sembrare un dubbio banale, ma non lo e’ in Gran Bretagna.
Uscendo dall’aeroporto che e’ uguale a tutti gli aeroporti, si trovano pianure verdi delimitate da muretti di pietra o siepi e villette a schiera di cui e’ stata disseminata l’isola con poca possibilità di discriminare tra le due città.
Per fortuna la bandiera bianca e verde su cui campeggia il drago rosso mi conferma che sono in Galles.
Sembra una terra in cui trovare risposte alle grandi domande: per esempio questa, che mi pone una pubblicita’: “sgwrs a rhywun?” merita sicuramente una risposta....ma non vale citare il proprio codice fiscale.
Il giorno dopo ho il primo colloquio di lavoro.
Nel mondo delle biotecnologie, con le aziende ci sono due problemi: le aziende che vanno male si fondono tra loro con repentine riduzioni di personale.
Se invece vanno troppo bene: ne vengono venduti i brevetti e vengono rilocalizzate in Cina (altra terra di draghi) con un quarto della spesa per il personale.
L’azienda per cui faccio un intervista non corre questi rischi.
Dopo l’intervista, vago per la citta’.
La citta’ e’ piena di giuovani coppie di tutti i colori.
I Gallesi non sembrano dissimili da noi italiani, solo con due spalle cosi’, il che spiega perche’ al calcio preferiscano il rugby.
Fenotipicamente, invece si presentano dissimili dagli inglesi che hanno caratteristiche somatiche ben definite quali la pelle trasparente (gli inglesi avrebbero potuto mappare il sistema circolatorio umano senza nemmeno studiare i cadaveri).
La popolazione Gallese si compone anche di molti gabbiani.
Grossi, grossi, che avrebbero fatto paura a quel non-longilineo di Hitchcock.
Ti guardano supponenti, forse sono loro i veri proprietari del Galles.
In generale la citta’ sembra “giovane”, un po’ confusa ma dinamica, quansi in divenire. Esattamente il contrario dell’ultraconservatrice Svizzera, insomma, il Galles e’ un bel posto dove vivere, anche se forse turisticamente meno appariscente.
Il secondo giorno vado all’universita’ per il secondo colloquio(la ricerca sara a meta’ tra universita’ e l’azienda).
Il dipartimento non sembra grande, ma ha due premi Nobel, la gente e’ affabile e cordiale.
Credo che ci siano almeno altri 6 candidati da intervistare.
Arrivo un po’ prima, stanno ancora intervistando il precendente ma non si sente niente.
Entro io, si inizia  a parlare. In realta’ ridiamo per tutto il tempo.
Non riesco a capire se le cose vanno bene cosi’: un intervista di lavoro non dovrebbe essere il massimo del formalismo e della serieta’?
Ad un certo punto mi fanno i complimenti per il mio inglese.
Dico che e’ la prima volta che me lo dicono. Aggiungo che quando facevo teatro in inglese mi facevano sempre fare parti da emigrato maltese, tipo giardiniere. Sono sicuro che potendo vivere fra “native speakers” potrei assurgere ad un ruolo a me piu’ congeniale, tipo re (del mondo).
Finisce l’intervista. Riapassandola a mente non capisco come sia andata.

Il giorno dopo ricevo una mail: li devo ricontattare al piu’ presto.
Chiamo immaginando di avere fatto qualche casino coi rimborsi dei biglietti, in realta’ vogliono sapere quanto vorrei iniziare a lavorare da loro.
Me lo faccio ripetere per essere sicuro.
Quando finisce la domanda: immagino che qualcuno bussi alla porta.
Sono io, armato di pipetta e buona volonta’.
Pronto a ripartire: conquistare il mondo non e’ difficile ma e’ importante trovare un buon punto di partenza.
Io inizio ad Agosto, staro’ li’ almeno 3 anni.
Io vado, voi restate dove siete, ma non crucciatevi, in fondo lo ammetto: le ragazze slave vestite da babbo natale sono un colpo di genio degno delle mie migliori fantasie di bimbo.

Tuesday 7 July 2009

Thursday 2 July 2009

Il sole svedese tramonta a mezzanotte e risorge verso le tre

.Io pensavo che New York fosse la citta’ che non dorme mai  , ma non e’ che a Göteborg  si dorma tanto.
Gli Svedesi dovrebbero imparare a mettere alle finestre le Persiane o le Veneziane (non inteso come donnine), insomma delle tapparelle (ma non inteso come donnine di bassa statura).
La mattina un taxista svedese viene a prendermi.
Si parla del piu’ del meno e di politica.

Mi dice che lui e’ molto favorevole agli immigrati: “noi svedesi passiamo per gente aperta di mente, ma io non dico di si agli immigrati perche’ sono ingenuo: le famiglie di oggi sono meno numerose di quelle di ieri ed io ho bisogno che nuovi lavoratori contribuiscano a mandare avanti il nostro sistema pensionistico”.
Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma e’ vero!
Sopratutto per l’Italia, dove la gente ha una vita media piuttosto lunga (alla CGIL fra un po' saranno piu' pensionati che lavoratori).
Propongo quel taxista per la guida del PD, tanto piu’ o meno e’ lo stesso.


Ad Amsterdam una hostess spinge per fare entrare le valigie nel bagagliaio.
Qualcuno dice: “non pressi ci sono delle piante”.
La hostess ora mette una cura indicibile nell'inserire la valigia.
Gli olandesi sono etnologicamente dei giardinieri davvero dotati.
Idolatrano i bulbi di papavero. Un mio amico (che pero’ non e’ un agricoltore, dice che per certe piante gli olandesi vengono subito dopo i jamaicani).
Sul volo per Roma ci sono 50 preti americani come non se ne vedevano da anni, con la tonaca, vecchia maniera.
Vengono da un seminario texano e vanno a Roma a vedere il papa.
Mi trovo nel mezzo di un gregge di genti nerovestite che dicono: “che mi prenda un colpo se quello non e’ il vecchio Don Jhon”. Penso che sto espiando il fio qualche colpa, o sto accumulando credito per il futuro, poi penso a quel gran fio di un beffardo checkin-o (omino del check-in) che mi ha messo in mezzo a 'ste pecore nere.

L’ultimo aereo va verso Palermo. E’ Alitalia, ritarda di un ora. Un tizio grasso con camicia nera e cravatta rosa dice a un suo amico che se ne sta andando in pensione a 50 anni perche’ dipendente regionale. Non posso fare a meno di pensare a quanti emigranti ci servirebbero per pagargli la pensione.
Dopo 6 voli in meno di 24 ore sono davvero stanco.
Ma ho solo due giorni per preparare un altra intervista. Questa volta il colloquio e’ nella perfida Albione (non perdete il prossimo post dalla terra dei draghi volanti:  a Cardiff.