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Saturday 3 December 2011

Il combattente Dodo deve morire

Da quando sono nato simpatizzo per le cause perse in quanto attratto dal romanticismo della sconfitta (a cui sono avvezzo). Eppure c'e' differenza tra chi fa scelte consapevoli e chi invece si fossilizza in un idea e la difende fino alla morte (sua o dell'idea non ha importanza).
Ma spieghiamo dall'inizio: la scorsa settimana sono andato a Londra per vedere una conferenza su risorgimento e resistenza.
La prima parte spiegava come il risorgimento sia stato l'atto fondante della nazione, e per questo il fascismo abbia creato l'Istituto del risorgimento per celebrarne la grandezza, in senso propagandistico.
Nella seconda parte una signora nata nel 1925, spiegava cosa fosse stata per lei la resistenza.
Di come a 17 anni avesse fatto delle scelte e avesse deciso di unirsi ai partigiani.
Di come all'inizio non avesse bene idea di cosa stesse facendo, ma solo voglia di fuggire da una cultura che voleva le brave donne diventare "massaie rurali": donne di casa.
Di quei tempi raccontava l'amicizia forte creata dal fatto che tutti quelli che avevano fatto una scelta, per vari motivi, erano ispirati da alti ideali.
Il tutto cementato dal fatto che le persone con cui vivevi nei boschi oggi, potessero non esserci piu' domani.
La parte piu' bella e' stata quando ha raccontato quando lei e un altra ragazza diciassettenne, dopo avere passato le informazioni che garantivano il coordinamento delle azioni di guerriglia, si mettevano su una staccionata e pensavano cosa sarebbe stato il futuro loro, delle loro famiglie, dell'Italia; una volta finita la guerra.
Diceva che erano sogni, a volte basati sulle fantasie, perche' prima di allora, non le era stato data la possibilita' di sognare.
Mentre era certa che stavano costruendo un mondo migliore, acquisiva consapevolezza e autodeterminazione. Purtroppo dopo la guerra capi' che non tutti la pensavano allo stesso modo, che in molte regioni la gente avrebbe ancora voluto il re piuttosto che la repubblica (nonostante i Savoia si fossero dimostrati codardi, tanto da fuggire, abbandonando l'Italia alle vendette dei tedeschi).
Molti volevano ancora la chiesa (il cui papa, ancora nel 1952 sperava in un ritorno della destra, che lo proteggesse contro il pericolo comunista).
Fu un duro risveglio capire che si era rischiata la vita per gente troppo debole per potere pensare con la propria testa, incapace di sognare, vogliosa di affidare il proprio destino a un salvatore della patria rassicurante e conservatore (sebbene pusillanime e inetto).
Alla fine di questa commossa discussione, ci fu spazio per le domande.
Due ragazzi si presentano come membri della cellula londinese del PMLI (Partito Marxista Leninista Italiano) (qua trovate l'imperdibile mp3 dell'inno di partito).
Questo partito e' di estrema sinistra (si e' evoluto dall'Organizzazione Comunista Bolscevica Italiana marxista-leninista), considerano mistificazioni tutti i movimenti che hanno modernizzato il concetto di comunismo.
Mentre fanno le domande sinceramente mi mettono alquanto in soggezione:
per prima cosa che m'infastidisce e' che parlano sempre al plurale: "noi pensiamo, noi crediamo".
Noi chi? s'e' appena parlato di come la resistenza sia stato un atto di consapevolezza personale che abbia portato a cambiare i destini di una societa' e invece c'e' chi parla ancora con "noi", sottintendendo tutti quelli che aderiscono all'ideologia Marxista-Leninista.
I ragazzi sono quasi sdegnati quando la partigiana racconta che mentre durante la guerra avevano creduto nella storia della grande madre Russia e di Stalin, padre della patria, mentre le rivelazioni di Krusciov avessero aperto gli occhi al mondo sulla pericolosita' di Stalin (che ad oggi il PMLI considera uno dei maestri del partito) e si capisce che per loro i partigiani hanno abbandonato le armi troppo presto ritornando alla democrazia obbedendo, sebbene delusi, alla maggioranza degli italiani; mentre la sinistra piu' estrema avrebbe preferito continuare e fare una rivoluzione di stampo bolscevico.
Tra me e me penso come sia possibile che ancora oggi ci sia chi si fossilizza con delle idee che la storia ha (giustamente) sconfitto.
Penso ai repubblichini che, schiavi dei nazisti li aiutavano a compiere stragi contro gli italiani (come ad esempio a Sant'Anna di Stazzema).
Di come i loro discendenti, oggi chiamino i partigiani terroristi  o vigliacchi perche' dopo l'8 Settembre presero la giusta strada.
Di come questi elementi, aiutati dal mascherati tra le fila del Partito Popolare Europeo possano ancora diffondere il loro veleno pagati da noi (1,2,3,4,5, etc.).
Penso anche a chi, per essere duro e puro finisca sempre col fare un favore ai conservatori (se vi ricordate i DICO e i PACS sono stati affondati da Ferrando del PCL e Rossi) che passarono all'opposizione costringendo Prodi ad aprire ai clericali (se non ricordate la vicenda, ne parlai qui).
Pensavo come tutte queste ideologie a volte si battano per la sopravvivenza delle idee dei singoli.
Mi chiedo se a volte chi sappia di stare difendendo un idea sorpassata dalla storia non lo faccia per puro spirito di contraddizione.
Come se il Dodo, avendo capito a quale destino andasse incontro, avesse deciso di uccidere dei Panda.
Il giorno dopo e' una domenica soleggiata e mentre passeggiosulle rive del Tamigi vedo una pubblicita' del museo di storia naturale che esorta ad andare a vedere i dinosauri.
Passo oltre e non me ne curo: ho scoeprto che e' ancora vivo chi difende la preistoria, dice in giro che il meteorite ha torto e ne frattempo si dimentica della capacita' che c'e' ancora data, di influenzare la storia di oggi, di disegnare la storia futura.

Friday 19 August 2011

Classificazione socio-fenotipica delle Floride Poppone

Miami Florida;  si caratterizza da una fauna di donne poppute che con le loro cupole arcitettoniche sfidano le leggi della fisica puntando allo spazio profondo, incuranti della gravita’.
Quando cammini per Lincoln Avenue vedi occhieggiare sorridenti gli  elementi tipici di questa fauna locale.

2 anni fa Laura si doveva trasferira a Miami e mi raccontava con orrore  e raccapriccio tutte questi fenomeni che lei definiva da incubo.
Chissa' come mai, ma io, ancora oggi, non mi sento oppresso o minacciato da cotali visioni.

La fauna maschile (il fauno) tipico, invece e’ un formato piu’ grande e piu' plasticato di Big Jim, abbronzato e solocchialuto, anche in mancanza di luce....

Dovendo lavorare per un po’ qua, cosciente dell’importanza
di non evidenziare le differenze culturali, mi travesto da indigeno (nel senso dell’autoctono, non dell’indiano). Indiano pellirossa, non Indiano dell’India....insomma mi metto una bella camicia a fiori e gli occhiali da sole. Quando sei a Roma, fai come i Romani. Quando sei a Miami fai come i Maiami.
Sinceramente sembro un magnaccia (imprenditore che trae profitto da risorse umane dopo emolumento di adeguate risorse finanziarie) e un po’ me ne vergogno.


Mi avvicino con fare irrisoluto alla portineria.
Dico il mio nome, sono sull'elenco dei visitatori.
Mi chiede se ho bisogno di una escort.


Rimango basito e dentro me rimugino: Ok, mi hanno creduto fin troppo. Ed ora che faccio? Se dico no, si offendono, se dico si la mia ragazza mi offende (corporalmente).
Ma davvero si puo’ ususfruire di codesti servizi di donnini compiacenti?
Li posso mettere in conto spese?  E sotto che voce? Personal Development?


Mentre, ancora puzzlato (sarebbe puzzled che in ignlese rende, in Italiano, meno) mi si avvicina Justin.
Dice che garantisce per me e non ho bisogno di essere scortato in giro.
Mentre penso “ffffiutttt”, capisco cosa intendevano uno/a scortatrice che ti scorta in giro.

Certo che hai voglia a fare l’Internazionale Ammericano.
La tara culturali di essere italiano del mio tempo, provinciale ma egocentrico, povero ma amministrato da puttanieri e ministre escortanti esuberanti, baca le menti piu’ brillanti della mia generazione, quindi figuratevi la mia....

Monday 8 August 2011

Life, the universe and everything

Sono su uno Shuttle che fa rotta su Jupiter*.
Konstantin Ziolkovsky una volta disse: “” La terra e’ la culla dell’umanita’, ma non si puo’ vivere nella culla per sempre...ed io in questo momento lo capisco.


Vedere il lento innalzarsi di un razzo da Cape Canaveral, vedere le fiamme che bilanciano con inane sforzo la gravita’ e alla fine giungono sopra le nuvole portando su la cosa piu’ bella che l’uomo abbia mai prodotto: la sua intelligenza.
C’e’ chi vede l’eccellenza dell’uomo nell’arte o nella capacita’ dell’astrazione che si riflette nella letteratura.
Sara’ che sono nato nel mio tempo, dove il massimo dell’arte e’ una zuppa Campbell e i libri piu’ venduti parlano di cucina...


Io vedo l’affermazione dell’uomo nella sua scienza. Che porta a vedere gli elementi del microscopico e oggetti a volare nell’infinito, al di la’ di ogni astrazione letteraria.

Si, lo spazio e’ freddo e senza limite visibile, e tende a schiacciare l’uomo mostrandone la sue capacita’ limitate.
Ma il cosmonauta rappresenta qualcosa di ben piu’ grande del singolo uomo: e' la capacita’ di ideare e mettere in pratica piani, il coraggio di mettere la propria vita nelle capacita’ dei propri simili come gli ingegneri e i tecnici che costruiscono le astronavi.
E all’improvviso, non si e’ piu’ cosi’ insignificanti, nell’universo.

Guardando giu’ la terra sembra piccola e fragile...eppure cosi’ bella.
Il 96% delle specie che ha popolato la terra non esiste piu’. L’estinzione di massa e’ una regola e per quanto ci ostiniamo a dimostrare il contrario non siamo nemmeno la specie dominante sul pianeta, visto che gli insetti hanno dimostrato l’evoluzione piu’ sofisticata, colonizzando e adattandosi a tutti gli ambienti, e visto che sopravviverebbero perfino a un nostro olocausto nucleare.


Pero’ stasera questo non importa.
Perche’ sto guardando l’oceano, e il mare ha lo stesso identico canto di quel piccolo lago che chiamano Mediterraneo, e che io conoso cosi’ bene.
Sembra piu’ grande e scuro, ma ha la stessa voce, per cui che importa...
E le stelle appaiono strane, viste dall’equatore, sono tutte spostate, ma sono le solite benevole lanterne nel buio di quando giocavo da piccolo, o di quando le cercavo nel giardino, il giorno dopo la notte delle stelle cadenti, per cui che importa...quando hanno lo stesso sguardo.
La spiaggia e’ buia perche’ le tartarughe marine attraversano l’oceano per deporvi le uova.
Per ritrovare il posto dove sono nate, si orientano col campo magnetico terr
estre, una cosa che e’ molto piu’ grande di loro, e su cui non hanno nessuna influenza.
Che era li’ molto prima della loro esistenza e creava aurore boreali fin dalla notte dei tempi, quando nessuno ancora poteva vederle.
Eppure questo non disturba le tartarughe che lo usano per deporre le uova, e perpetrare il ciclo della vita.


Proprio come l’uomo, che compie prodigi e s’innalza oltre la termosfera  per capire l’universo e spesso trova solo se stesso comprendendo la sua natura.
Come me che in questo momento, davanti a un mare sonosciuto, circondato da stelle mai viste, cosciente della mia fragilita’, incuriosito da cio’ che non capisco, non mi sento fuori posto.
Affronto cio’ che viene, dando risposte a una domanda alla volta....per esempio, sulla spiaggia di
Jupiter (Florida) ho una birra fredda nella mia mano destra, ma non trovo piu’ il cavatappi che avevo in tasca fino a qualche minuto fa.



* Jupiter e’ una cittadina della Florida, e lo shuttle e’ solo un treno....ma che importa.

 

Friday 13 May 2011

Sugli adorabili cretini di oggi (inteso in senso buono).

Un mio amico, mandato supplente all’istituto agrario entro’ serio in classe (i supplenti devono guadagnarsi il rispetto) e annuncio’ con voce solenne: “oggi leggeremo un racconto di Pilo”.
Mentre lui inizio’ a leggere un racconto che narrava le vicende di Rosolino Pilo e del Risorgimento italiano, noto’ l’entusiasmo della classe che pensava che gli venisse letto un racconto erotico (ovvero raccontu di pilu- in dialetto siciliano).
Un entusiasmo ancora maggiore venne riscontrato dall’insegnante di Musica delle medie che, nei rientri pomeridiani aveva annunciate di volere mettere in scena l’opera di Schicchi.
Una volta partite le ole di tifo, vai a spiegare ai giuovini (hormonally unbalanced) che si riferiva a un opera di Puccini e non ai film con Cicciolina.
 
La verita’ e’ che a me i giovani sembrano cretini.
Pero’ non lo intendo come un offesa.

Anche se a volte penso che noi alla loro eta’ non eravamo cosi’ cretini volgio dire che ognuno e’ cretino a modo suo…ed e’ giusto che sia cosi’, anzi ognuno ha il diritto ad esserlo.
Del resto anche essere cretini e’ una conquista sociale (socio-culturale?) recente che una volta la gente non aveva il tempo per essere cretina.
Mio nonno inizio’ a lavorare giovanissimo e non arrivo' nemmeno a godersi la pensione.
Mio padre studiava e lavorava in una tipografia etc.

Seguendo questo trend i miei figli avranno un sacco di tempo per essere cretini…sempre detto in senso buono.
Che piu’ si allena a giocare senza pensieri, e piu’, crescendo, ci si sapra’ farsi gioco dei pensieri pesanti.

L’unico problema delle nuove generazioni, in questo senso e’ che non possono essere liberamente cretine: si trovano a ricevere gli stimoli di un mondo che hanno disegnato le generazioni precedenti e in parte ne rimangono condizionati.
Come spiegarsi la fascinazione che, sopratutto fra i giuovini d’oggi ha riscontrato il matrimonio regale con tutte le sue conseguenze (non so voi, ma quando io vedo un matrimonio inglese mi prende un irrefrenabile desiderio di comperarmi dei paralumi).
Io credo che ad esser cretini di sognano favole

E le favole hanno regole antiche e precise (come spiegavo qua).
Nelle fiabe le figure femminil finiscono con il raggiungere l’autodeterminazione tramite lo sposalizio con una persona importante (in genere il principe).
Mai una che inizi una carriera indipendente e sia riconosciuta per meriti propri (come oggi Zaha Hadid o Rita Levi "buonanima"). Le donne diventavano sempre principesse, acquisendo il riconoscimento per intercessione del principe di cui sono succubi. (Vedi anche schema della fiaba definita da V. Propp, sezione ultima: 31 "the wedding").
Il compito dela nostra generazione, grazie all’esperienza donataci dall’eta’ e dal cinismo acquisito per meriti proprii: e’ di aprire gli occhi ai giovani e scardinare le imposizioni di questo mondo.
Si racconta che al liceo classico T. Ferro della mia citta’, il rappresentante di classe abbia chiesto all’insegnante di filosofia di sospendere la lezione per vedere il matrimonio regale.
Pare che l’insegnante abbia risposto che era contrario sotto ogni punto di vista, come insegnante, come repubblicano e come persona contraria al matrimonio.
Qui vorrei ricordare la Sura 32 del corano che dice: "chiunque salvi una vita umana e come se salvasse l'intera umanità".
Quindi chi salva una giovane mente ne ha salvate 100.
Poi, per non sbagliare ha interrogato il rappresentante di classe che aveva sollevato quella proposta (che probabilmente, capita come funzona il gioco del potere diventera’ sindacalista della Cisl).
Perche' punirne uno e punirne 100 ed educarne uno significa educarne 100 (Mao Montessori).


Ah un consiglio, se volete educare la vostra progenie, ma non rinunciate alla magia di Principi e principesse Je recommande cet extraordinaire réalisateur français qui s'illustre dans le cinéma d'animation (clicca qua).

Friday 22 April 2011

Sull'invisibilita' tipica dei supereoi

Camminavo per strada.
Un nano l'attraversa. Lo vedo camminare davanti a me con passo veloce.
D’un tratto per strada riecheggia  un voce alta, che tradisce sorpresa e forse una contentezza irrefrenabile.
E’ una bambina, piccola, che indica il nano e grida: “guarda papa’ c’e’ un nano...un nano vero!”.

Il papa’ con visibile imbarazzo cerca di portarla via mentre lei continua a indicare il nano con la mano, forse ha paura che sia l'unica a vederlo.
La bambina e’ piccolina, non c’e’ assolutamente voglia di irridere nelle sue parole.
Avrà visto tante vole "Biancaneve e i 7 nani" e forse aveva sempre pensato che i nani fossero creature fantastiche, come gli elfi, gli gnomi, (e gli eurocomiunisti ndr).

Vederlo di presenza l’ha sorpresa molto. Probabilemte ricordera’ per sempre questo momento: per la sua sorpresa oggi, che un domani, quando capirà, sarà diventato imbarazzo.
Prima che assistessi a questo fatto pensavo ai fatti miei.
In particolare pensavo al concetto di eroe.
Ricordavo che anni fa e’ stata data una medaglia a un
mercenario che catturato da un gruppo non meglio identificato di guerriglieri era morto dicendo.
"Adesso vi faccio vedere come muore un italiano".

Onestamente non avevo notato molta differenza da come muore un africano o un asiatico, che del resto da molecule siamo fatti, e il sangue e le ossa sono uguali qualunque sia la tua cultura o il colore della tua pelle.
La differenza l’avevo notate nell’aspetto mediatico: un africano che cade fa meno rumore (nel
genocidio del Ruanda, il rumore di un milione di caduti di si udiva "fragoroso", dalle ultime pagine dei giornali).
Al mercenario vennero dati onori (per esempio la medaglia al valore civile che non era spettata nemmeno ai soldati morti servenodo il paese).
Dissero che era stato un eroe, per cosa aveva detto alla fine.
Io, prima di morire vorrei dirò  “pasta, pizza, mandolino, (Galileo, Leornardo da Vinci,
Monica Bellucci)”.
Ci pensavo perchè mi chiedevo se al ragazzo, il giornalista free-lance morto recentemente in Palestina sarebbero stati concessi tali onori.
Una persona davvero eroica che, per il dovere di cronaca aveva documentato giornalisticamente sul suo blog l’operazone
piombo fuso e tutto quello che ciò prevedeva per i Palestinesi .Per questo aveva già rischiato la vita ed era stato picchiato dai soldati Israeliani.
Ci ha fatto vedere davvero come muore un italiano: sottopagato e con contratti a tempo determinato, ma con tanto coraggio, passione e cuore messo nel lavoro.
Ma non credo che questo, di questi giorni, gli valga una medaglia.

Perchè i veri eroi spesso rimangono invisibili.
Ricordo quando anni fa c'erano al liceo "Cielo d'Alcamo" seguivamo
Danilo Dolci e i suoi seminari.
Danilo Dolci, se non lo conoscete, era detto il Gandhi della Sicilia.

Aveva inventato azioni di protesta come, lo sciopero alla rovescia. Alla base c'era l'idea che, se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare lavorando.
Centinaia di disoccupati a Partinico si erano organizzati per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata.
Ovviamente questo metteva in evidenza come lo stato fosse assente e abbandonasse i suoi beni quindi i lavori vennero fermati dalla polizia e Dolci, con alcuni suoi collaboratori, venne arrestato.
Nello stesso anno, il 1956, oltre mille persone diedero vita ad uno sciopero della fame collettivo per protestare contro la pesca di frodo, che, tollerata dallo Stato, privava i pescatori dei mezzi di sussistenza. Ma la manifestazione venne presto sciolta dalle autorità, con la motivazione che «un digiuno pubblico era illegale»
Magari state pensando che queste siano lontane nel tempo, che potevano accadere solo in Sicilia. Ebbene pensate alla protesta delle carriole all’Aquila dove la gente che voleva tirare via le macerie , le  macerie delle loro case (primo passo per la ricostruzione), è stata manganellata e schedata come criminali. In questo modo lo stato, almeno nella sua componente repressiva ha dimostrato di non essere affatto sordo e assente .
Io allora ascoltavo Danilo Dolci trovavo bizzarre queste proteste sopra le righe, e pansavo più in termini di occupazione e organizzazione. Ero giuovane.
Oggi ho capito che un eroe non lo si incontra per strada, e spesso se lo si incontra non lo si riconosce perchè un eroe non cambia le cose dall'oggi al domani.
Gli elfi e le fate magiche non esistono.
Esistono solo eroi, invisibili e silenziosi, che gettano i semi di un cambiamento.
Il cambiamento richiede piccoli eventi, come il germogliare dei semi
.
Ci vuole tempo e condizioni favorevoli per fare crescere da un piccolo seme, una grande quercia.

…dedicato ai miei maestri.

La Foto a sinistra è presa dal sito di MissKappa

Tuesday 12 April 2011

Come direbbe Sciascia...una storia semplice.

Qualche giorno fa mi sono ricordato una vecchia canzone che avevo sentito da bambino e parlava di Salvatore Giuliano, descrivendolo come un eroe.
Giuliano e la sua banda sono stati i responsabili della strage di Portella della Ginestra il 1 Maggio 1947.
Sembra esserci una contraddizione. Dipende.

Salvatore Giuliano era un tipo di eroe, ed era un assassino, ed una vittima, uno che scappava, uno che si fa trovare, uno che sognava, uno che era tradito, uno che combatte per la sua terra, uno che aiuta gli stranieri a soggiogarla. Contraddittorio? Dipende.
Iniziamo a raccontare questa storia (con la “s” minuscola).
Salvatore Giuliano era un ragazzo che per sopravvivere commerciava grano al mercato nero. Una volta, scoperto, provato a scappare, e’ colpito dai proiettili, gli stanno dando il copo di grazia, lui reagisce e uccide lo sbirro.
Da li’ in poi deve scappare e vivere come un brigante.
Cosi’ diventa un assassino, ma anche una vittima.

La vita di brigante andava avanti rapine, rapimenti e riscatti.
Le Forze Repressione Banditismo erano corpi speciali delle forze dell’ordine, incaricate di braccare gli ultimi briganti.
Ma non erano riusciti a prendere Giuliano e la sua banda, contribuendo ad accrescerne il mito di eroe.
Anche perche’ mentre non lo trovavano, Giuliano si faceva trovare da almeno 5 giornalisti/e e rilasciava interviste, girava filmati, la sua vita era quasi costatemente documentata.

In quel periodo in Sicilia c’era un forte movimento indipendentista il (MIS- Movimento Indpiendentista Siciliano) che arrivo’ ad avere mezzo milione di iscritti. Il braccio armato del MIS era l’EVIS.
Giuliano era visto come un eroe perche’ riusciva a deridere gli sbirri che imponevano la legge di Roma. Il MIS nomino’ Giuliano colonnello dell’EVIS e continuo’ a combattere contro le forze dell’ordine.
Sperava di potere vincere la guerra, e sognava di tornare alla vita normale che aveva prima. Gli avevano promesso l’amnistia di tutti i crimini “di guerra”.
Giuliano era diventato una figura politica, senza rendersi conto di quanto questo lo rendesse una pedina nelle mani di chi aveva interessi politici. Un pupo in piu’, nelle mani di tanti pupari.

Ora lasciamo la piccola storia e guardiamo che cosa succedeva nella Storia (“s” maiuscola).
Giuliano faceva il mercato nero del grano perche’ il grano scarseggiava sul mercato ufficiale. E il grano scarseggiava perche’ i terreni della Sicilia erano coltivati male, da grandi latifondisti aristocratici che vedevano la terra come potere, ma con nessun interesse a coltivarla con nuovi metodi o innovare quello che era stato fatto da secoli (Gattopardianamente parlando).

In quel periodo i decreti Gullo volevano che le terre coltivate male venissero ridivise fra gli agricoltori.
Fatta la legge, non era cosi’ chiaro come reclamare i terreni.
Per fortuna una classe di sindacalisti (spesso di formazione partigiana) erano riusciti a mettere pressione sui tribunali per l’assegnazione: le terre si occupavano, i contadini, riuniti in cooperative ne reclamavano il diritto. Molte manifestazioni venivano organizzate: dopo la fine della guerra si respirava un aria nuova, un vento di cambiamento e i poveri rialzavano la testa.
I latifondisti avevano chiesto alla mafia di uccidere e reprimere questi movimenti (in quegli anni vengono uccisi 36 persone tra cui sindacalisti Placido Rizzotto, Accursio Miraglia
, Salvatore Carnevale  e moltissimi altri.
Ma oltre alla mafia c’erano altri interessi che volevano che questo movimento smettesse.
Alle elezioni regionali del 1947 il blocco del popolo (PCI e PSI)  avevano preso il 30% dei voti

 La democrazia cristiana era scesa al 20%. Il problema non era da poco visto che nel l'accettare il piano Marshall il governo s'era impegnato a  combattere il comunismo. Quel risultato elettorale andava ostacolato dal governo italiano e dai servizi segreti statunitensi.
 Con gli anni a seguire la mafia abbandonera’ le campagne, le terre verranno distribuite e i mezzadri, divenuti imprenditori nel 2001 voteranno in massa Forza Italia che prese tutti i 61/61 seggi assegnati in Sicilia.

A ostacolare il movimento c’erano anche i fascisti che, finita la guerra volevano ostacolare in ogni modo l’ascesa dei movimenti di sinistra.
Insomma, si fa prima a dire che non c’era che chi c’era a sparare con Giuliano.
Fu cosi’ che mentre la gente si radunava a Portella della Ginestra per festeggiare la prime distribuzione di terre,  Giuliano sparo’ sulla folla uccidendo 11 persone (di cui 2 donne, 4 bambini), 27 feriti.

La banda del bandito Giuliano sparo’ sulla gente secondo la versione semplice.
Salvatore Giuliano aveva sparato con l’aiuto della mafia latifondista, insieme ai fascisti della X-Mas legati con la complicita’ dei servizi segreti americani (mafia e Servizi segreti americani avevano spesso cooperato dal 1943) e il beneplacito del parlamento a Roma.
Poi la storia continua e Giuliano viene ucciso. Prima si crede dai carabinieri, poi si scopre ucciso dal cugino.
Il cugino viene condannato e dice che fara’ i nomi di chi gli aveva ordinato di farlo. Morira’ in carcere.
Poi la Storia (deviata) cerchera’ di cancellare tutto e fare tornare tutto alla versione semplice: Giuliano era un bandito e i banditi questo fanno: uccidono a caso.
...che cosi’ e’ tutto piu’ semplice.

Leggo i giornali di oggi, i comunisti sono cattivi, Roma e’ ladrona, i fascisti vengono copiati, la mafia (come sempre) non esiste, gli stranieri Föra da i ball e tutto e semplice: o Bianco e Nero.
La semplificazione e’ tipica della destra populista che trova soluzioni semplici a problemi complessi (alrimenti non mi spiego a che serva comprare casa a Lampedusa).
Ma la verita’ e’ che la stori
a di un uomo e la Storia giungono allo stesso destino.
Se la complessita’ del mondo vi infastidisce e preferite credere a un mondo dove tutto e’ semplice; accomodatevi pure: oggi c’e’ il sole, il tg1 rassicura tutti, il capitano sa dove condurre la nave e questo paese.
L’orchestrina del Titanic sta suonando (solo per voi) un’ allegrissima canzoncina scacciapensieri. Firuli’ firula’.

Thursday 7 April 2011

Il post piu' bello (spiegone)

Si era dunque deciso di tornare al vecchio porto.
La vista di cio' ch'era divenuto m'aveva shockato: turisti dappertutto, luci colorate e mille localini nuovi che si sfidavano a chi potesse mettere la musica peggiore, a piu' alto volume.
...e noi eravamo li' per infierire, che a qualcuno era venuto in mente di giocare al karaoke. Entriamo in un locale: proprio quello dove una volta avevo stravinto una partita di scarabeo componendo la parola "corifeo", solo che visto che giocavo con gente ignorante credevano che avessi inventato una parola, solo per vincere.
E in un attimo mi ricordo di quella volta che al mattino presto (o a notte tarda) avevamo sentito un canto lontano portato dal vento e, seguendolo con le vespe avevamo raggiunto il molo opposto dove attraccavano i pescherecci che vendevano il pesce appena pescato.
E ricordo di quando si prendevano i cornetti e si andava a vedere sorgere il sole vicino al Segesta. C'era sempre un silenzio irreale che i colori dell'alba, la tranquillita', l'uomo la natura facevano sembrar d'essere in un posto magico (come l'Islanda dei
Sigur Ros).
E penso che sarebbe bello, se per un momento si ripetesse, ora quel silenzio.
Ho deciso il pezzo che vorrei eseguire: e'
4'.33'' del grande compositore John Cage.
Un pezzo senza musica e senza parole: puro silenzio.
Ma un silenzio che nel porto sarebbe pieno: all'improvviso si risentirebbero le onde sulla banchina, le barche che rientrano lente e i pescatori che cantano.
E nel miracolo si spegnerebbero anche i neon e questo Bianco maledetto ritornerebbe ad un oscurita' bellissima, dove le om
bre disegnano la forma delle persone, e le luci delle lampare  , darebbero un senso di serenita'.  

- Pensavo tutto cio'. pensavo a quanto la semplicita' ci faccia apprezzare il complesso e c'era un che di artistico in tutto cio'.
Ma se avessi spiegato tutto questo, si sarebbe perso il senso del momento.

Avrei voluto scrivere un post vuoto che dicesse: non dedicare tempo a cio' che dico ma fai cio' che vuoi: apri la finestra guarda oltre quel palazzone tremendo e immagina cio' che ti fa stare bene, cio' che ti ha fatto stare bene.-
Ho finito di pensare tutto cio' e i neon sono ripresi ad abbagliare e la musica a stordire.
Il mare era ancora la', ma ormai smetteva di essere mare, che sarebbe potuto essere una piscina con il nano e le ballerine (laureate) e nessuno si sarebbe scandalizzato.
E poi sentivo il mio amico che mi sfanculava dicendo: "4'.33'' al karaoke? ma perche' devi sempre rovinare tutto?".
Ed io pensavo lo stesso. Pero' di loro.

In foto: il vecchio porto (con la "t", non con la "c").

Friday 24 December 2010

Com’è triste Venezia....e figurati quella del nord.

La compagnia è variegata e allegra, costituita per la maggior parte da Siciliani emigrati in UK. La cosa è resa evidente: oltre che dall’applauso all’atterraggio, dal fatto che, attendendo che vengano messe le scalette, si sente una voce che richiede l’apertura delle portiere al grido di “Bussola Capo!!!” proprio come sui peggiori autobus di Palermo.

Vediamo il museo di Van Gogh.
"Van Gogh tanto geniale quanto incompreso in vita, si formò sull'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet"….aspè lasciamo stare le wikipedia: ve lo spiego a parole mie.
Van Gogh era un poveraccio che in tarda età aveva deciso di diventare pittore.
Essendo autodidatta riusciva a vedere le cose in maniera molto personale e lontana dalla visione accademica che era un po’ quello che facevano gli espressionisti che sarebbero arrivati dopo di lui.
Ora ci fu un momento che ebbe la consapevolezza che stava creando qualcosa di grande (e qui citerei il grande Cesare Cremonini…il filosofo, non il lunapop).
Dicevo che aveva capito che poteva formare una scuola pittorica.
Allora aveva chiamato Gaugin gli aveva tempestato la casa di girasoli che a lui piacevano (e anche a me).
Dopo qualche tempo i due litigano, e Van Gogh alla fine della discussione si taglia un orecchio.

C’è chi dice che Gauguin gli avesse rinfacciato di dipingere in maniera troppo spontanea….insomma di andare ad orecchio.
Sta di fatto che seguono dipinti tristi, come la camera vuota, piena di colore ma senza l’amico. Quindi viene rinchiuso in manicomio, alla fine tetri corvi (quadro a fine post) e il suicidio tramite pistolettata.
Rimane l’amaro di questa triste storia. E la consapevolezza che se per caso Gauguin gli avesse rinfacciato di disegnare a cazzo (anziché a orecchio), forse la storia sarebbe potuta divenire ancora più trista.


Uscendo dal museo, passeggiando per i canali arriviamo alla casa di Anna Frank.
Anna Frank era una bambina tedesca ed ebrea che, per fuggire alle persecuzioni ebree dei nazisti si sposta prima ad Amsterdam e poi entra in clandestinità, nascondendosi con altre 8 persone in un appartamento.
Di giorno quando la gente viveva negli uffici di sotto, Anna doveva riuscire a non fare rumore, quasi ad annientarsi fisicamente.
Allora sognava e immaginava una vita diversa.
I suoi sogni erano cose piccole: sentire il sole, l’aria aperta, andare in giro liberamente. Tutti questi pensieri venivano scritti nel diario che teneva.
Quando gli alleati stavano per liberare Amsterdam il nascondiglio venne svelato (non si sa da chi) alle SS e Anna e la sua famiglia vennero presi e portati nei campi di concentramento dove tutta la famiglia (ad eccezione del padre) moriranno.
 Anna muore di tifo a sole tre settimane dalla liberazione del campo di concentramento.

Dopo questi due musei eravamo abbastanza giù e inizavamo a comprendere perchè in giro ci fossero tante bici che tentavano il suicidio gettandosi nei canali (vedi foto).
Amsterdam, coi suoi canali è troppo  ricca di storie e Storia.
Case oblique e i canali giù al porto che raccontano vite passate.
Sentivamo addosso il peso di quelle storie, della memoria storica, dei dolorosi passaggi che hanno portano l’uomo a divenire ciò che è ora (nel bene  enel male).
Dopo la prima giornata decidiamo che s’è sofferto empaticamente più di quanto lo si possa fare (considerando anche che s’era senza arancine a S. Lucia). Pertando si decise di cambiare registro e, pur mantendo la meoria delle cose viste si disse: si disse basta con le cose triste.
Da domani solo
donnini allegri.
Ma questa è un'altra storia.

Nel Frattempo Buon Natale. Di cuore.

Sunday 19 September 2010

Storie di famiglia

Il mio bisnonno Mario ad un certo punto venne chiamato a prendere parte alla storia e mandato in prima linea nella grande guerra.
Dice che all'inizio non era stato un grande cambiamento: che tanto zappava i suoi campi, e zappava in quelle montagne.
L'unica differenza era che non cresceva niente.
Poi arrivo l'inverno e quella terra triste gelo' e divenne impossibile da zappare.

Della guerra Mario ricordava l'inutlita', e il fatto che un paio di volte l'avevano sparato, nella notte i suoi commilitoni.
Quei geni Normanni solidamente innestati nel DNA Siculo, oltre a permettere di combattere il nanismo insulare, avevano giocato un bello scherzo al mio avo: che era  alto 1,80 e con due profondi occhi verdi. In apparenza piu' un Austriaco che un Siculo.
Nella notte, i suoi commilitoni, al grido "megghiu dire ki ni sacciu ca ki nni sapia" "meglio dire che ne so che, che ne potevo sapere"; "better safe than sorrow".
Avevano sparato. Per fortuna le sue bestemmie sparate nella notte erano valse piu' di una targhetta di identificazione. E cosi' s'erasalvato.
Poi la guerra fini'. A lui che non aveva studiato molto avevano dato un
diploma e lo avevano chiamato cavaliere ed era tornato a coltivare la sua vigna.
Si racconta poi che Mario osservasse gli avvenimenti del dopoguerra con preoccupazione crescente. Pensava che da veterano allo scoppio di una nuova guerra mondiale sarebbe stato mandato di nuovo su quelle montagne gelate.
Pensava all'Africa, piu' simile alla sua terra e pensava che avrebbe preferito zappare per coltivare che per nascondersi dal nemico.
Ci sono dei momenti in cui una persona ha la lucidita' necessaria per leggere eventi che si evolvono su scala mondiale.
Sapeva che nelle colonie durante la grande guerra non erano state toccate dalla guerra e sapeva che lui voleva la pace.
Consapevole di tutto cio', decise di partire come volontario per la Somalia.
Siccome il fato beffardo spesso aspetta che gli uomini recrimino il controllo del loro destino per colpire: il suo villaggio fu il primo ad essere attaccato e a cadere.
Il mio bisnonno si fece 5 anni nei campi di prigionia inglesi.

Quando l'ho conosciuto io era taciturno e curvo. Piegato dagli anni e dagli sforzi non sembrava nemmeno cosi' alto, anche se gli occhi non avevano perso lucentezza.
Verdi erano, come una vite contorta e dall'apparenza sofferta sotto cui amava dormire.
Era facile da riconoscere: non era mai stata legata a un palo ed era cresciuta secondo l'istinto e la natura.
Quella vite non ha mai prodotto un granche', ma e' sempre stata un monumento di famiglia.
I miei cugini non hanno mai conosciuto il trisavolo, eppure chiamano ancora oggi quella pianta: "la vite del nonno Mario".

Saturday 4 September 2010

Le città hanno dei linguaggi tutte loro.

A volte parlano con segni astratti, in genere non son mai banali.
Riflettevo su ciò mentre prendevo un autobus.
Il segno “
mind your head mi faceva riflettere.
Mi costringeva a preoccuparmi della mia testa, dei pensieri che dovevano, appunto essere ben pensati, “prima di attivare la bocca verificare che il cervello sia inserito”. Il cartello esortava a fare lo stesso: a mettere la mente (mind) nella testa.
Il segno era davvero notevole.
Più avanti, camminando notai un altro segno che recitava “Look right”.
Come interpretare questa esortazione se non come un incitamento a osservare (look) ciò che è giusto (right) con lo scopo di seguire i modelli migliori e pertanto rendersi più perfetti.
Eppure non potevo fare a meno di notare la dicotomia che voleva quella frase a significare Appari (look) in maniera corretta (right).
L’asserzione, seppure vanesia e di impronta epicurea non era del tutto errata: non era forse vero che, sebbene l’abito non faccia il monaco, tuttavia ad ogni funzione si addice una veste? Se uno vuole essere visto come giusto, forse un po’ deve apparire come tale.
Leggevo la città come un manuale di filosofia (visto che anni prima avevo usato le ore di filosofia per leggere fumetti).
La metropolitana mi riservava ancora una sorpresa con il suo messaggio: mind the gap.
Incredibile. Nevvero?
La metropolitana di Londra mi esortava a occuparmi delle lacune, riconoscendo la natura perfettibile, seppur erronea per definizione dell’essere umano.
Convinto che questa conversazione con la città m’avesse, se non arricchito, spinto a riconsiderare il mio io, le mie ambizioni e a riconoscere le mie lacune, con lo scopo di porvi rimedio, finalmente giunsi all’aereo che mi portava verso la ventina di giorni di meritata vacanza estiva.
Ponderavo ancora tutto ciò quando, percorrendo in moto lentamente via Zenone (che noi del classico via Zenone la si percorre sempre in prima anche se con una moto di grossa cilindrata per via di certi paradossi, Achilli e tartarughe che non sto qui a spiegare).
Vidi verso la fine della strada un cartello.
Sotto v’era scritto "
Zona Disco".
Cercai di interpretare il segno si ermetico e criptico.
Accanto al cartello non v’erano discenti, né docenti che peripateticamente tramandavano il loro sapere.
Poi la sera vidi tanta gente che ballava discotecaramente attorno al cartello il ballo di Simone.

Tuesday 27 November 2007

Piccole storie italiane

Francesco aveva gli occhi azzurri cosi' chiari che potevi vedergli bene dentro.
A guardarlo, ti veniva spontaneo chiederti se degli occhi cosi' chiari sarebbero stati in grado di vedere bene attraverso un mondo cosi’ grigio di piombo.

Francesco era nato nel 1950.
A 19 anni, come molti, aveva pensato che la discesa dell’uomo sulla luna fosse il primo segnale di un cambiamento cosmico.
In estate l’ingegno umano aveva prevalso sulla natura lassu, sulla luna.
Rimaneva solo da cambiare la natura intrinseca dell’uomo creando un mondo piu' giusto, qua sulla terra.

Qualche mese dopo la facolta’ di lettere era occupata.
Mario, che come lui  aveva 19 anni, aveva litigato coi suoi, stava partendo per Roma con Giampiero.
Quest’ultimo, dietro gli occhiali spessi aveva studiato tutto ed era sicuro che dalla capitale sarebbe partita la rivoluzione.

Francesco aveva iniziato a leggere nel retro della bottega da falegname del padre.
Di giorno leggeva di Archiloco e Ipponatte, la sera di Marx e Engels.
Di notte, tutto si accavallava. Non dormiva bene.

Anni dopo, Francesco insegnava al "Giulio Cesare".
Aveva sposato la donna che amava.
Aveva aspettato e sperato nella rivoluzione.
Desiderava un mondo piu’ giusto per tutti, ma ultimamente le cose stavano andando sempre peggio.
Si sentivano  sempre piu' di scontri e spari. Sempre meno utopia e sempre piu' realta', molto diversa da quella che avrebbe voluto.
Quando il bimbo nacque mise tutti i libri in uno scatolone e li chiuse con un doppio giro di scotch perche’ tutte quelle idee che avevano illuso tante persone non potessero nuocere a suo figlio.
Quando nacque il bambino, fu nell'ordine naturale delle cose, chiamarlo col nome di suo padre, il falegname.

Anni dopo, Giampiero aveva cambiato la FGCI, con la FIGC tutti i moti di cui si era discusso a lungo ora rientravano in due categorie: i rigori che l'arbitro fischiava e quelli che no.
Fra quelli che avevano studiato, non era nemmeno quello che si e’ venduto di piu’, o peggio.
Mario era passato ad autonomia operaia e di lui si erano perse le traccie alla fine dei settanta.
Francesco aveva (ed ha) gli occhi azzurri chiari. Ha insegnato per anni. Da un po’ di tempo porta gli occhiali che fanno apparire quegli occhi quasi piu’ grandi.
Lo ricordo in una foto, davanti a una macchina verde, con una barba lunga e dei vestiti assurdi, io, piccolino ho tanti palloncini rossi tra le mani.
Ora lui non e' diverso, forse solo un po' piu' triste.
Qualcosa e' cambiato. Gli occhi azzurri, no.
Una rivoluzione permanente fatta non di botti e clamore, ma di palloncini rossi, sorrisi e insegnamenti quotidiani che, giorno dopo giorno (e nonostante tutto) ti fanno credere che questo mondo (e verra' presto il giorno) potra' essere cambiato.

Tuesday 28 November 2006

Spesso il mare di vivere ho incontrato


Cosa crea questo senso di inquetudine e ansia che potremmo definire Baudelarianamente "spleen"? Come conviverci ed essere felici?
Da Siciliano, so che la morte della "spleen" e’ col pane, con il formaggio (versione “maritata”) o col solo limone (”schetta ovvero “”celibe-non accompagnata” a Dx).
In generale credo che un organismo provi angoscia qualora costretto a vivere in un ambiente frenetico: un batterio sa che si deve riprodurre ogni 20 minuti. Se rimarra’ indietro col programma non lascera' segno della sua esistenza ergo si concentra solo sulla riproduzione..
I batteri, sono stressatissimi dall’ansia di prestazione e sono infelici perche’ hanno paura di scomparire confondendo la propria identita’ culturale tra gli altri.
Questo ci spiega perche’ il 17% di questi organismi procarioti voti personaggi xenofobi come Le Pen.

La coscienza di sapere chi siamo dona una certa tranquillita’. La povera Idra (foto a Sx), seppure sia immortale, rinnova le sue cellule ogni tre giorni.
Perdere la memoria due volte a settimana e’ terribile: ho visto idre distrutte dalla paura di avere votato lega alle ultime elezioni. Il rimorso le avvelena e vivono infelici.

E cosi’ via, ogni classe di organismi, lungo l’evoluzione ha il suo tipo di stress.
Mi potreste fare notare che I bambini sono sempre felici (e in un certo senso lo Svizzero Rosseau per la loro semplicita' d'animo li paragona agli animali).
Ma e' vero? Se lo sono, perche’ si ostinano a rimanere attaccati con la lingua a scivoli, altalene non appena la temperatura scende sotto zero? 
Sara' possibile che anch’essi non siano cosi’ felici e provino inconsciamente il suicidio mediante leccatura di parchi giochi congelati?

Ponderare tutto cio' mi metteva una profonda tristezza, (e avevo anche finito la cioccolata senza sviluppi ulteriori). Torturavo con domande l’entita’ interiore che decide le nostre azioni. L’essere supremo che tutto sa e  decide (a Dx, con la barba bianca, una delle sue foto in azione).
La giornata piovosa non aiutava certo.
All’improvviso vedo un airone posato al lato del fiume (Sx), si muove lento ed elegante, la pioggia lo bagna ma le sue piume non si scompongono, ha I piedi in acqua, ma questo aggiunge solo regalita’ alla sua postura.
E’ incredibile quanto all’improvviso ti faccia stare meglio, il vedere e ammirare la noia di un uccello acquatico che, in un giorno di pioggia in silenzio maledice il destino che non gli ha concesso nemmeno palpebre sotto cui proteggere gli occhi dalla pioggia...in fondo la mia giornata non e' stata cosi' male.

Tuesday 17 October 2006

Le istruzioni di montaggio dell'universo le ha lette nessuno?

Ho una pila di documenti che non finisce piu'. Per produrre la carta necessaria e’ stata disboscato l'estuario del Rio delle amazzoni ma negli uffici, dopo averli visionati tutti, finiscono col dirmi “sans papiers” ed io abbasso la testa e salutando vado a disboscare anche il “Mato Grosso” che, comunque, non m’era mai piaciuto.
Domenica sono andato al CERN, stanno costruendo un acceleratore di particelle di 27 km che riuscira’ a fare passare alle particelle subatomiche 11.000 volte al secondo la frontiera con la Francia (perdendo solo un po’ di tempo al loro rientro I Svizzera per controllare tutti I documenti). Infine i neutrini verranno inviati al Gran Sasso (perche’ qua la raccolta differenziata la fanno bene, mica come noi che mettiamo I neutrini e gli elettroni nello stesso posto).
Incredibili quanti passi abbia fatto la scienza. La fisica oggi inizia a capire come e’ fatto l’universo, domani forse potra’ arrivare a dimostrare l’esistenza di dio.
Personalmente mi basta guardare un batterio (qua sopra uno spirillo), e gli occhi da cerbiatto, la maglietta a righe e la voce di Isobel Campbell (a destra) per essere sicuro che ci deve essere un progetto sotto. A meno finche' qualcuno non mi mostrera' un batterio canterino e con la maglietta a righe e biondo senza averne l'aria.
Rimane pero'  da capire se questo sia uno dei progetti di quelli che funzionano o meno. Perche’ I progetti non si sa mai come vadano a finire.
Esempio: quando avevo 14 anni mi piaceva una ragazza, ma non riuscivo a conoscerla. Una sera ci ritrovammo alla stessa festa. Parlavo, lei rideva,  guadagnavo punti, tutto andava bene e incominciavo a fare progetti: dopo 5 sorrisi , nella mia mente, eravamo sposati, dopo 10 avevamo una bambina che le assomigliava, all’undicesimo…..mi ero mangiato una decorazione della torta a forma di uccellino che pensavo fosse di zucchero, invece era plastica dura. Lo dovetti sputare, persi 100 punti, lei chiese il divorzio.
I progetti che partono bene sono quelli che finiscono peggio (e viceversa).
Oggi fa freddo

Sunday 30 July 2006

1- DA DOVE VENIAMO?

L’universo all’inizio era un corpo denso, un po’ come il polpettone che fa mia madre. In principio c’erano solamente idrogeno ed Elio.Le esplosioni delle stelle crearono altri atomi (carbonio, ossigeno, silicio...) e quindi la vita.
Questo teoria e’ stata brillantemente spiegata dal Sorrenti (vedi qui).

Margherita Hack (gran donna), in una conferenza a Palermo spiego’ la stessa teoria, finendo con un piu’ scientifico: siamo prodotti di scarto di reazioni chimiche….praticamente siamo spazzatura cosmica.
Per quanto mi riguarda, ho risolto il conflitto tra le due teorie accorpandole al concetto di materia e anti-materia: io, che indubbiamente sono polvere di stelle, sono controbilanciato da un essere contrario, Francese, ladro di biciclette e immondizia dell’universo.

Da cosa sia composta la materia e’ una questione che ognuno risolve a modo suo: si puo’ pensare a una cosa e al suo contrario:
In Fisica, la teoria delle stringhe dice che siamo composti da stringhe. Da piccolo odiavo le stringhe perche’ non riuscivo mai ad allacciarmi le scarpe, ancora oggi questo fatto mi fa guardare con sospetto la suddetta teoria.
Avessero postulato la teoria del velcro, l’avrei accettata piu’ facilmente.
Per I filosofi naturalisti di Mileto siamo formati da acqua, o fuoco, o aria.
Il confronto su questi temi, porto’ a lunghi dibattiti su quale elemento fosse piu’ forte. Avete mai visto I bambini giocare a carta, sasso, forbice? Credo che quei dibattiti non fossero molto dissimili.
Anassimandro penso’ che fossimo fatti di infinito quindi Plotino, per ripicca, penso’ all’ Uno come origine della vita. Ok, sono d’accordo: a nessuno verrebbe in mente di essere composto da tanti “uno”, ma l’idea venne ritenuta geniale dai paludati filosofi di Heidelberg che immaginarono la monade (monos=uno) e vi costruirono su un complesso sistema (abusivamente).
Alla domanda su cio’ che compone la materia vivente, il pre-socratico, tuttora vivente  Paco, taglio’ corto asserendo: “pizza e birra. La risposta non la so, ma se mi passi quella birra prima che si riscaldi mi fai felice. Ed e’ meglio essere felici che saggi.”

A sottolineare il concetto emise un sordo barrito che accelero’ il moto del sole che, quella sera, indugiava a posarsi oltre il fiume e il biergarten.
Ho deciso di mettere gli argomenti filosofici sotto il tag (I miei tag prendono il nome da persone o personaggi) Cesare Cremonino. Esso fu uno filosofo della corrente degli Aristotelici-Padovani che comprende anche Galileo-Galiliei.
I Luna Pop vennero molto dopo.