Friday 23 November 2012

In a cold NJ night...


Quando arriviamo all'aeroporto di New York, per prima cosa devo andare a prendere la macchina.
Siamo in 4, ma sono l’unico che ha una patente per guidare dal lato giusto della strada: the right side. Quindi la responsabilita’ e mia e tocca a me guidare. (Yuppi).
La segretaria ha affittato una macchina da 100$/ giorno.
Si trattera' forse di una macchinona grossa alla texana, con tanto di corna anteriori? No….e’ solo un Minivan. Ma appena vedo la macchina penso, minivan il cazzo.
E’ un piccolo autobus, che di mini non ha niente. La mia macchinina "ELISA", che da paraurti anteriore ad alettone posteriore sara’ 3 metri, potrebbe starci dentro confortevolmente.
Salgo sulla bestia e trovo che ha il cambio automatico all’americana. In realta’ non mi ci trovo male: e’ uguale a quello delle macchinine elettriche dei bambini: marcia Avanti, marcia indietro, marcia folle e marcia per il parcheggio. Si guida facilmente….anche troppo.
Improvvisamente riconsidero l’idea di quelli che fanno la route 66: immaginate fare una strada lunghissima, diritta e che attraversa il vuoto….e nemmeno un cambio marcie con cui giocare. Non e' avventura, ma noia.
La macchina fa tutto in automatico: accende le luci se ce n’e’ bisogno, chiude anche il babagliaio da sola….penso che questo paese mi rendera' pigro (non che in genere io sia propriamente ipertiroideo).
Sulla macchina, accanto al posto del guidatore c’e’ uno schermo per vedere film, foto o quello che sia. 
Giro sulla radio. Le stazioni radio sono interessanti:  il precedente utente ne ha registrate un po’, sono solo radio cristiane o gay radio. Non ho tempo di cercare le stazioni, s’e’ fatto tardi e voglio solo arrivare a Princeton e andare a nanna. 
Ci mettiamo in viaggio, penso alla "cold New Jersey night" cantata da Bob Dylan in Hurricane, o alle tante ballate di Bruce Springsteen sul NJ.
Invece viaggiamo con questa musica che me paro Renato Zero al raduno di CL. All’arrivo abbiamo una visione piu’ gaia della vita, seppur non scevra da sensi di colpa.
L’albergo da su una foresta,  A causa del jet-lag sono sveglio.
Penso a una persona che in quell momento sta facendo un viaggio in nave, ho visto in mare un po’ di onde e spero che siano abbastanza da cullarla, ma che non la facciano star male.
So che in questo momento lei vorrebbe sapere se sono arrivato, se sto bene.
A volte penso che tutto cio’ non abbia senso: l’amore ti fa preoccupare per una persona che a sua volta si preoccupa per te.

Non sarebbe piu’ semplice se ognuno si preoccupasse solo di se stesso?
Forse si, ma ad occuparsi di se stessi ci si annoia. 
Come quando cucino per me (al massimo una tazza di latte) o quando devo cucinare per 2 (libagioni).
Allora penso che preoccuparsi per gli altri e’ un piccolo prezzo da pagare, rispetto alla magia di stare insieme, di sentirsi vicini, anche quando si e’ lontani.
Guardo in alto e so, che, in un posto lontano, sotto la stessa luna gigante, qualcuno mi pensa.
E felice mi addormo.

2 comments:

Mìgola said...

Fal romantico mi piace assai!
Un abbraccio.

xanthippe said...

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?

Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo, al caro Giacomino, che quella palla gigante, lassù, unisce le persone lontane.

Se anche tu vedi la stessa luna non siamo poi così lontani...
(Lo so, con questo link rischio di essere bannata, ma è colpa tua.)