Thursday 7 October 2010

Di Montagne, oltre le montagne

Scendere le scale al mattino, incontrare il vicino.
Discutere amabilmente dandogli sempre ragione (lo contraddici tu uno alto due metri con un non lontano passato da pugile professionista?).
Portare fuori le immondizie cercando di metterle nei giusti contenitori.
Guardare gli alberi del viale, notare che dove le punte degli alberi si toccano a formare un arco sulla strada, le foglie iniziano a cambiare colore; ora che inizia la stagione piu’ bella: l’autunno.

Accendere la macchina e aspettare che il motore si scaldi sintonizzando la radio.
Partire costeggiando il parco dove gli spazzini spalano via le ultime teenagers ubriache del venerdi’ sera mentre i bambini (futuri teen-agers), si aggiustano la cravatta e vanno verso la scuola stretti nelle loro uniformi blu.

Salutare gli uomini della security, posteggiare in maniera passabile.

Camminare verso la scrivania dove la collega mi fara’ trovare un caffe’ caldo.
In realta’ a me il caffe’ locale non piace, ma dopo un anno che me lo fa trovare mi sembra scortese farle notare la cosa.
Bere l’amaro calice, bruciandomi la lingua.
Accendere il computer.
Leggere la repubblica maledendo il governo di destra che si occupa degli affaracci suoi facendo marcire il paese.
Leggere il times maledendo il governo di destra che riduce I benefit per le classi alte, proprio ora che avevo deciso di divenire di classe agiata.
Lavorare al progetto segreto che se ve lo dico poi devo uccidere tutti i lettori di questo blog e non mi sembra giusto privare il mondo di queste 7 personcine di gusto (perche’ chi legge questo blog e’ una personcina di gusto).


Tornando a casa non devo scordare di consegnare i libri in biblioteca prendere le cose per fare sport. Andare a fare sport.
Ricordarsi di togliere le cose sporche dal borsone (che se no dopo tre giorni tornano in vita
e iniziano a predicare l'amore).
Mangiare un boccone e addormentarsi stanco e soddisfatto.


Questo e’ quello che vorrei fare, e che forse  faro’ domani.
Vivere in un posto significa abituarsici.
Alcuni posti hanno la nostra forma. Ad altri ci abituiamo e ne prendiamo la forma.
Alcuni posti cambiano e altri ti cambiano.
Il bello di non avere un posto o di non dipendere da un posto e’ che puo’ cambiare come vuoi.
Il brutto di non appartenere a nessun posto e’ che e’ difficile immaginarsi non sapendo cosa si avra' sullo sfondo.
La media tra il bello e’ brutto e’cio che si ha ora....e  se si sta troppo a rimuginare, si perde la possibilita’ di trasfromarlo in bello. Vado. Ciao.

15 comments:

utente anonimo said...


Avrei detto che eravamo almeno in 8 a leggerti il blog!!!

migola said...

Quello che è bello è leggerti e ritrovarmi dentro le tue parole scritte...non tutte eh ma certe volte nonostande la distanza di tempo( anni molti anni!) e di spazio(km, tanti km!) essere in sintonia!
E sentirmi una personcina di gusto(tanto buon gusto!)...

laila81 said...


Riferito a chi ti legge... trattasi di persone dal palato fine direi ;-)
(modestia  a parte eheheheh)

Preferisco di brutto i posti che hanno la mia forma e ti dirò, anche quelli che "ti cambiano"... Alla fine è un rinnovarsi continuo... E' scoprire nuove cose di noi che forse mai avremmo immaginato...

P.S. Uh.. "progetto secreto".. per dirla alla facebook "Mi piace!!" ;-))

Baciotti

yetbutaname said...

progetto segreto?
Voyager ti farà seguire dai segugi, attento
ciao Falloppio


xanthippe said...


Ricordarsi di togliere le cose sporche dal borsone (che se no dopo tre giorni tornano in vita e iniziano a predicare l'amore).

Eh. L'amore ai tempi del colera. (cit.)

utente anonimo said...

E' l'abitudine che mi manca, forse non vivrò mai veramente Roma.
estia

UnaStranaStrega said...


adesso passerò ore davanti allo specchio per verificare di non aver preso la forma di milano. che è una brutta forma. bruttissima.
e poi uscirò a cercare i pezzi di milano che hanno preso la mia.
ce ne saranno almeno un paio..

Thumper said...

Che belle immagini...

(una delle n, con n >7, personcine di gusto)

lavespista said...


«un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.»
C. Pavese


una personcina che legge ma non sempre commenta e che ti ringrazia per averla risparmiata

happysummer said...

Sono contentissima di leggere questo post, perché spero di diventare l'ottava personcina di gusto! :)

Lario3 said...

Bellissimo post!

Grazie mille per il commento, CIAO!!! :-D

cristina13 said...


intanto hai dei lettori decisamente belli e non è poco

i posti sono come le scarpe, prendono la forma dei piedi
a volte fanno male, fanno venire le vesciche
ma a volte migliorano l'aspetto generale e l'eleganza del soggetto


sullepunte said...


proprio ora.
quant'e' vero.
non solo che le sacche della palestra non svuotata predicano, anche e soprattutto il tuo ultimo paragrafo.

nevepioggia said...

Arrivo dal blog di Laila.... posso diventare l'ottava lettrice del tuo blog?? Sì??
A parte gli scherzi, mi piace quello e che scrivi, e come lo scrivi.......
ciao

stefanover said...


verissimo !

alcuni posti hanno la nostra forma... mentre di altri ne prendiamo noi la loro... siamo animali abitudinari, l'abitudine è comodità... vero, vero !