Tuesday 27 November 2007

Piccole storie italiane

Francesco aveva gli occhi azzurri cosi' chiari che potevi vedergli bene dentro.
A guardarlo, ti veniva spontaneo chiederti se degli occhi cosi' chiari sarebbero stati in grado di vedere bene attraverso un mondo cosi’ grigio di piombo.

Francesco era nato nel 1950.
A 19 anni, come molti, aveva pensato che la discesa dell’uomo sulla luna fosse il primo segnale di un cambiamento cosmico.
In estate l’ingegno umano aveva prevalso sulla natura lassu, sulla luna.
Rimaneva solo da cambiare la natura intrinseca dell’uomo creando un mondo piu' giusto, qua sulla terra.

Qualche mese dopo la facolta’ di lettere era occupata.
Mario, che come lui  aveva 19 anni, aveva litigato coi suoi, stava partendo per Roma con Giampiero.
Quest’ultimo, dietro gli occhiali spessi aveva studiato tutto ed era sicuro che dalla capitale sarebbe partita la rivoluzione.

Francesco aveva iniziato a leggere nel retro della bottega da falegname del padre.
Di giorno leggeva di Archiloco e Ipponatte, la sera di Marx e Engels.
Di notte, tutto si accavallava. Non dormiva bene.

Anni dopo, Francesco insegnava al "Giulio Cesare".
Aveva sposato la donna che amava.
Aveva aspettato e sperato nella rivoluzione.
Desiderava un mondo piu’ giusto per tutti, ma ultimamente le cose stavano andando sempre peggio.
Si sentivano  sempre piu' di scontri e spari. Sempre meno utopia e sempre piu' realta', molto diversa da quella che avrebbe voluto.
Quando il bimbo nacque mise tutti i libri in uno scatolone e li chiuse con un doppio giro di scotch perche’ tutte quelle idee che avevano illuso tante persone non potessero nuocere a suo figlio.
Quando nacque il bambino, fu nell'ordine naturale delle cose, chiamarlo col nome di suo padre, il falegname.

Anni dopo, Giampiero aveva cambiato la FGCI, con la FIGC tutti i moti di cui si era discusso a lungo ora rientravano in due categorie: i rigori che l'arbitro fischiava e quelli che no.
Fra quelli che avevano studiato, non era nemmeno quello che si e’ venduto di piu’, o peggio.
Mario era passato ad autonomia operaia e di lui si erano perse le traccie alla fine dei settanta.
Francesco aveva (ed ha) gli occhi azzurri chiari. Ha insegnato per anni. Da un po’ di tempo porta gli occhiali che fanno apparire quegli occhi quasi piu’ grandi.
Lo ricordo in una foto, davanti a una macchina verde, con una barba lunga e dei vestiti assurdi, io, piccolino ho tanti palloncini rossi tra le mani.
Ora lui non e' diverso, forse solo un po' piu' triste.
Qualcosa e' cambiato. Gli occhi azzurri, no.
Una rivoluzione permanente fatta non di botti e clamore, ma di palloncini rossi, sorrisi e insegnamenti quotidiani che, giorno dopo giorno (e nonostante tutto) ti fanno credere che questo mondo (e verra' presto il giorno) potra' essere cambiato.

Monday 19 November 2007

Centrifughe, ciclotroni, calzini e bosoni spaiati.

Il gran giorno era arrivato: Philip D. aveva pensato a lungo a come sarebbe stato quel momento.
Ora si sentiva combattuto: era impaziente e contento di potere essere il primo a potere azionare l'acceleratore di particelle piu’ grande del mondo (foto Dx).
Per la prima volta l’uomo poteva provare le teorie che le menti piu’ brillanti avevano escogitato nell’ultimo secolo.
D'altro canto sentiva una strana inquietudine: se qualcosa fosse andato storto? Era gia’ stato difficile costruire quei 27 km di tunnel sotto la superficie terrestre.
Ricaccio’ via quel pensiero e sorrise a Sara.
Sara rispose al sorriso. Lei era la responsabile tecnica del progetto. Anche lei era inquieta.
Le sembrava incredibile, ma il giorno prima aveva scoperto traccie di topi, laggiu' nei tunnel, sotto terra. Aveva discusso il ritrovamento con Philip D. ma lui credeva che, una volta in funzione, le temperature avrebbero ucciso i roditori e le particelle a 300.000 Km/s li avrebbero fritti.
L' affermazione di Philip D. le aveva dato sicurezza ed era ritornata a concentrarsi sulla grande domanda a cui da anni centinaia di scienziati cercavano di dare una risposta: cos’e’ la materia mancante? Cosa costituisce il 90% dell’universo che non vediamo?
Nella galassia delle Pleiadi KindredD scrutava il cielo, nel silenzio notturno della sua stanza. Quando aveva trovato quel lavoro aveva sognato di potere essere il pioniere che scopre una nuova civilta’.
Era il primo a potere usare la nano-wormhole detector (Foto Sx): Una macchina capace di distinguere i piccoli scontri tra particelle provocati artificialmente che possono provocare un apertura, un ponte, tra due posti lontani nello spazio e nel tempo.

Alle 16.01 Philip D attivo’ l’acceleratore di particelle. Dopo mezz’ora vi inietto’ gli atomi.
Alle XVI.XXXI KindredD osservo’ una piegatura nello spazio tempo, ingrandi’ l’immagine, ne catturo’ l’estremita’ e pieno di emozione aspetto’ che arrivasse l’entita’ intelligente che aveva creato il tunnel.

Alle 16.33 Philip senti’ un gran rumore. Poi i led luminosi si spensero, deluso guardo’ i grafici: all'improvviso tutto tendeva a zero. Spero’ che quel giorno tanto aspettato finisse al piu’ presto.
Alle XVI.III KindredD si ritrovo’ davanti un topo morto congelato. Prima ancora di chiedersi cosa fosse potuto essere successo, maledi’ il giorno in cui aveva accettato quel lavoro.
Erano le 8 yotta di anni di anni meno cinque. Dio apri’ la lavatrice che aveva fatto un rumore strano.
Alleggerendola del carico scopri’ che mancava un calzino scuro ma non se ne proccupo’ troppo.
Dia lo aspettava e lui era gia’ in ritardo di un paio di bilioni di anni. Quella sera sarebbe stata una bella sera.

Saturday 10 November 2007

"Di uomini e donne", anzi no, "di ometti e donnole".


Da piccolo, quando m’annoiavo ma eravamo  in visita da qualcuno, i miei genitori mi davano il permesso di 
andare a dormire nella 127 rossa.

Io dormivo su quel pannello che si trova dietro il sedile posteriore, sopra il portabagagli.
Una volta, mi svegliai col cielo stellato che si muoveva vicinissimo sopra me.
Ricordo con esattezza che pensai di volere diventare un astronauta.
Lo sognai cosi’ forte che persi il peso, fuggii alla gravita’, e mi risvegliai nel mio letto senza memoria di avere camminato.
La prima volta che mi resi conto di essere cresciuto contro la mia volonta’, fu il giorno in cui sfondai il pannello finendo direttamente sui cocomeri, nel portabagagli.
Certi risvegli sono proprio tragici.

La seconda volta che divenni un ometto fu quando scoprii che i maschietti e le donnine sono diversi.
Guardo ora i bambini che giocano in giardino.
E’ strano pensare come per loro, in quel momento, non ci sia grossa differenza tra maschietti e femminuccie.
Tra cappottoni e berretti di lana anche io ho problemi da qua su a distinguerli, forse le ragazzine hanno i pon pon sul cappello, ma non ne sono sicuro.
Poi verso i 12 anni si viene colti da una tempesta ormonale, e da li’ in poi niente e’ piu’ chiaro come prima. Si inizia a correre dietro le ragazzine, ma si ha anche paura di prenderle perche’ non e’ che sia poi cosi’ chiaro cosa farne, una volta catturate.
Ricordo la confusione sul tema e discorsi di chi aveva ricevuto delle informazioni, le teorie piu' accreditate implicavano cicogne, brassicacee  o esapodi puntuti.
Fu alle medie che le donnine capirono qualcosa. Le ragazze con cui giocavamo a pallone da un giorno all’altro ci snobbarono.
Gemma che era la piu’ forte, il giorno del derby contro la 3A si presento' in gonna, non volle giocare e assistette alla partita esultando ad ogni goal del capitano della squadra avversaria, tre anni piu' grande di noi.
La sera, mentre nel gran consiglio dei maschi ci chiedevamo cosa fosse successo, Piero disse una frase epica: “se il tuo cavallo vuole correre lascialo correre, se e’ tuo tornera’”.
Forse fu il tramonto, il rumore di cavalli al galoppo sulle colline o l’intonazione, ma in molti vi credettero.
Ho incontrato Piero quest’estate, gestisce un agriturismo con maneggio, lo immagino controllare ogni sera quanti cavalli sono rientrati....forse non s’e’ ancora ripreso.
Invece, anni dopo arrivo’ anche per noi la tempesta ormonale.
Da un giorno all’altro, ci trovammo tra le mani una bacchetta magica per inseguire la luce delle nostre compagne stelle (vedi foto), per cercare l’acqua nel deserto arido dell’adolescenza, per addomesticare le cucciole e legarle per sempre ai nostri cuori.
...ed ovviamente ho scritto “bacchetta magica” perche’ sono un signore.

Monday 5 November 2007

Di come una piccola Jedi addestrato ti ho.

Quand’ero piccolo e non volevo mangiare qualcosa i miei facevano leva sui sensi di colpa e mettevano in mezzo i bambini Africani.
Dalla tv mi guardavano bimbi come me con occhi piu’ grandi delle loro ossa.
Alla fine mangiavo tutto cio’ che c’era nel piatto con un retrogusto di sensi di colpa.

Crescendo, invece di diventare naziskin, (ipotesi troppo semplice), pensai di fare qualcosa per provare a migliorare questo mondo.
La scienza provava a dare una risposta pragmatica a domande esistenziali e non. Fu per provare a migliorare un po' il mondo che Falloppio decise di diventare scienziato, ora sta ancora lavorando per diventare uno di quelli bravi.
Quando la mia capo mi disse che mi avrebbe adottato una studentella per la tesi pensai che sarebbe stato un esperienza interessante (vieppiu' avrebbe potuto darmi rispetto e ammirazione in misura maggiore di un canide).
Quando entrai per la prima volta in un laboratorio, avevo grandi aspettative, grande voglia di fare, grande entusiasmo.
Quando la mia studentella entro’ in lab era piccolina e bassina pero’ l’entusiasmo era invariato.
Era ora di addestrare una nuova mente per l’eterna lotta tra bene (concreto) e male (fuffa).
Cosi’ feci cio’ che avevo sempre visto nei film: provai a farle usare la Forza per spostare gli oggetti come
nelle migliori “guerre stellari”, poi le feci passare e togliere la cera come nei migliori “Karate Kid”.

Abbiamo iniziato a lavorare sul progetto che avevamo disegnato.
Dopo una ventina di giorni ora sa tagliare e cucire il DNA (per quando fa freddo), rassettare i lipidi e contare piegare e mettere nei cassetti le proteine, (dopo averle colorate ben benino).

Ora siccome scienza e’ anche filosofia, le ho insegnato come sconfiggere il lato oscuro della Forza evitando di farsi irretire dal becero ometto del lab accanto che utilizza sempre le stesse tecniche che si usavano 15 anni fa (voi come sappia di quelle tecniche fregare non deve. Ok?)
Quando esso utilizzera’ la frase: "tuo padre e’ un ladro perche’ ha rubato due stelle al cielo e te le ha messe negli occhi" e pretendendo di avere una profferta in natura di contraccambio.
Costui istantaneamente si sentira' rispondere “se mio padre e' un ladro, tuo padre venne accusato di abigeato da un allevatore di suini" .

Ok, ora sa come lavorare, come fare esperimenti, ha entusiasmo.
Cosa manca?
Ah certo. Finora e’ andato tutto troppo bene.
Ora ha solo bisogno di confrontarsi col profondo sconforto che assale quando tutto va male, cosa che, nella scienza come nella vita, ad un certo punto accade.
Proprio per questo, per farle conoscere gli abissi del buio dell’ignoranza (mica per sfruttarla) le ho messo davanto i miei compiti di Francese.
Ora la giuovine Jedi mi sembra preparata abbastanza e un nuovo mondo possibile e'